mercoledì 10 luglio 2013

EVELINA 1 Puntata

Con questo post inizio con 
i racconti d'estate stile Feuilleton scritti da me
poesie e romanzi a puntate che qui saranno anche corredati da immagini disegnate da me.


Iniziamo con Evelina. Buona lettura!



Evelina era una sognatrice. Donna intelligente e amante delle cose belle. Sapeva che nel suo ambiente, media borghesia negli anni '30, le donne che manifestavano troppo apertamente la loro intelligenza se non avevano charme o non erano pure belle, risultavano un poco "fastidiose". Perciò la sua era un'intelligenza discreta, sensibile. La sua famiglia faceva parte della Venezia bene e lei, con il suo matrimonio con un alto funzionario delle poste conduceva una vita tranquilla e agiata. Aveva altre due sorelle, Carlotta e Maria, sposate e con figli. Lei al momento non ne aveva e si concentrava sulla conduzione della casa, sui suoi pellegrinaggi a Trieste al Santuario di Santa Maria Maggiore e sulla sua passione per le scarpe. Evelina era una persona precisa e ordinata, dell'abbigliamento non sopportava gli abiti mal stirati e le scarpe non tirate a lucido o eccessivamente usurate. Diceva che a Trieste aveva il suo calzolaio di fiducia, Gianni.



Così ogni venerdì mattina prendeva il treno per recarsi a Trieste, andata e ritorno in giornata, scendeva alla stazione e andava al Santuario. Al ritorno dai gesuiti, si fermava in un bar a prendere un cordiale, una puntatina in bagno e poi di nuovo verso casa. Era abitudinaria Evelina e si irritò molto quando una volta dovette rinunciarvi causa un brutto raffreddore. Evelina non era molto alta, e usava con vezzo calzature con la zeppa che diceva essere disegnate dal grande stilista Salvatore Ferragamo. Andava a fare spese a Milano a ogni inizio stagione e tornava con le sue agognate scarpe con gli occhi che le brillavano e un sorriso che la rendeva luminosa. Il marito Stefano, visto che non aveva molte altre pretese, la assecondava. In fondo come funzionario ci teneva ad avere una moglie in ordine, che si presentasse bene.

EVELINA 2 Puntata


Evelina aveva una cura religiosa per le sue scarpe, e quando serviva, pare spesso, le portava a Gianni perché  se ne prendesse cura. Dopo tre anni di matrimonio con Stefano arrivò Giulia la loro unica figlia. Una bimba sveglia e vivace. Anche con l'arrivo di Giulia Evelina non rinunciò al suo appuntamento settimanale a Trieste. Era rimasta molto scossa dalle leggi razziali che colpivano in modo particolare una sua carissima amica e la sua famiglia. Tutti conoscevano Evelina come persona riservata, ma da quando la sua amica fu trasferita in Germania diventò ancora più taciturna. Il mondo intorno a lei continuava come al solito: le preoccupazioni delle sorelle per i figli, le lezioni di piano di Giulia, il mondo si svolgeva e si fermava ai confini del suo paese di campagna veneziana con i suoi ritmi, dove tutti sanno tutto di tutti e dove qualsiasi innovazione era percepita con disturbo, fuori dal normale andamento di vita quotidiana.




Quando scoppiò la guerra, gli animi si scaldarono anche in paese, tutti avevano una propria opinione e la manifestavano, tranne Evelina. Le sue sorelle la trovavano fuori dal mondo, una sognatrice che viveva in un suo mondo fatto di santuari e dalle sue scarpe con la zeppa. Evelina le lasciava dire sapeva che non poteva dire ciò che aveva nel suo animo. Avrebbe sconvolto più di qualcuno compreso suo marito Stefano. Preferì mantenere un profilo basso e non avere continuamente i riflettori puntati su di lei. Si diceva in paese che ci fossero da qualche parte nel territorio veneziano dei partigiani o comunque dei socialisti che si stavano organizzando per combattere contro i tedeschi. Il marito di Evelina tentò di convincerla a rinunciare ai suoi viaggi a Trieste, in vano. 

EVELINA 3 Puntata



Anche in piena guerra e con qualche difficoltà e magari non ogni settimana, riusciva ad avere il passaggio per Trieste, non più in treno ma in camion. Un paesano faceva la spola per il rifornimento di merci e beni di prima necessità, Evelina in cambio del passaggio lo aiutava con la contabilità e stilava la lista dei beni da acquistare. Andrea questo era il suo nome, era sempre stato un po' una testa calda e questo faceva preoccupare Stefano, ma Evelina con i suoi modi persuasivi riuscì a tranquillizzarlo.
Andrea faceva parte di una famiglia che da sempre era conosciuta come la famiglia dei socialisti. Tutte brave persone che comunque erano ben inserite nel paese, i figli facevano i chierichetti e le mogli pulivano la chiesa il venerdì mattina. Andrea aveva piacere che Evelina l'accompagnasse nel suo viaggio settimanale il venerdì: ai posti di blocco davano meno nell'occhio e ormai conoscevano Evelina e i suoi viaggi a Trieste. Evelina portava a riparare le sue scarpe con la zeppa a Gianni molto più spesso di prima, diceva che ora che le strade erano più dissestate si rovinavano di più. Addirittura iniziò a portare con sé anche un paio di ricambio per non usurarle troppo.




I viaggi a Trieste cominciarono a diradarsi, era più difficile spostarsi causa bombardamenti. Evelina non si scoraggiò. Trovò comunque il modo di far arrivare a Trieste le sue scarpe non senza forte preoccupazione e batticuore. Non doveva darlo a vedere, altrimenti Stefano non le avrebbe più permesso di farlo perché troppo pericoloso.
Le critiche delle sorelle si sprecavano, con tutto quello che succedeva lei pensava alle sue scarpe! Eppure Evelina non faceva mancare nulla né a Giulia né a Stefano.



EVELINA 4 Puntata


Molti in paese consideravano Andrea codardo: da alcuni per non essere al fronte e da altri per non essere da socialista tra i nuclei di partigiani. Andrea li lasciava dire. Sapeva che al paese avevano bisogno di lui e non voleva grane con nessuno, teneva famiglia.






Evelina pensava alla sua amica ebrea, Miriam, chissà se in Germania aveva freddo, fame o se invece stava bene. Avrebbe voluto comunicare con lei, avere sue notizie ma era tutto così difficile. Verso la fine della guerra anche i rapporti con alcune famiglie cominciarono ad inasprirsi. Evelina con la sua riservatezza cercava di rimanere con tutti in buoni rapporti. Pregava molto, e molte volte portava in chiesa con sé anche Giulia. Che rivoluzione possono fare le donne? Come possono cambiare le cose? Quello che si sentiva di fare era pregare. Forse come sfogo alle sue ansie o forse come speranza che le cose potessero cambiare in meglio affidandosi al Cielo vista l’affidabilità degli uomini… 

EVELINA 5 Puntata


Tutto questo tumulto di emozioni e di situazioni ebbe il suo culmine con la fine della guerra con tutta una serie  di recriminazioni, di accuse reciproche di collaborazionismo con il nemico. Sembrava quasi che il giorno dopo la fine della guerra, chi vince ha sempre ragione e chi perde ha sempre torto, in paese in realtà nessuno fosse mai stato fascista, e che quei pochi che ancora ci credevano dovessero pagare per la nazione intera. Evelina a queste cose ci pensava, ma non le diceva sarebbe passata lei per “collaborazionista”, nostalgica.
In realtà a Evelina nella sua onestà intellettuale piaceva dire le cose come stanno e come erano effettivamente state. Capiva anche che era il tempo della riconciliazione anche tra le famiglie del paese che avevano avuto dei morti sia da una parte che dall’altra della barricata. Sosteneva che la forza della preghiera alla Madonna avrebbe fatto il miracolo ed è per questo che a pregare portava con sé anche Giulia.




La sua famiglia e quella delle sue sorelle furono oggetto di screzi e qualche sgarbo anche due anni dopo la fine della guerra. Sua figlia Giulia quasi in età di marito, ebbe a criticare aspramente Evelina per il suo comportamento poco incisivo e poco combattivo.
Giulia aveva ereditato il carattere di suo padre, focoso. A differenza di Evelina Giulia si faceva notare, i tempi erano cambiati ed era possibile ora votare per eleggere i rappresentanti in Parlamento, da lì a poco avrebbe votato anche lei.
Sentiva la responsabilità di questa scelta e si dava da fare per fare propaganda politica. In questa sua attività civica conobbe il suo futuro marito. Evelina non ribatté mai alle accuse di apatia mosse dalla figlia e da suo marito.




EVELINA 6 Puntata


Evelina riprese i suoi pellegrinaggi al Santuario di Santa Maria Maggiore a Trieste dai Gesuiti. Suo marito Stefano continuò il suo lavoro alle poste.
Giulia e suo marito accompagnarono Evelina al Santuario qualche anno dopo per il funerale di un gesuita a cui era molto legata. Conobbero Gianni, il calzolaio ormai piegato dagli anni e sua moglie.
Il celebrante della messa funebre, don Enrico, promise loro che la volta successiva gli avrebbe fatto visitare i sotterranei, a Evelina brillarono gli occhi come se tornasse ai ricordi passati. Andarono al bar dove Evelina si fermava a prendere un cordiale prima di fare ritorno a casa. La gestione del bar era cambiata, era stato messo a nuovo, i vecchi proprietari si trasferirono in Australia.





L’anno successivo Evelina convinse anche suo marito Stefano ad andare con lei al santuario. Questa volta però non indossava più scarpe con la zeppa ma semplici ballerine, avrebbero visitato anche i sotterranei. Evelina era emozionata e si sentiva di voler condividere quell’emozione con colui che rese possibile anche in tempi difficili, quelli della guerra, i suoi pellegrinaggi. In fondo anche lui, Stefano, anche se indirettamente aveva fatto la storia, la sua storia, della sua famiglia e di molte altre famiglie. Per questo Evelina lo amava così tanto. Poteva ora condividere con lui una parte dei suoi ricordi più intimi, personali che non ebbe mai a confidare a nessuno. La visita ai sotterranei si concluse poi con la cena in un agriturismo poco lontano, lei Stefano e suo genero. Sua figlia Giulia non se la sentiva, era al terzo mese di gravidanza e tra un vomitino e l’altro preferiva stare distesa in divano. Giulia non comprese mai fino in fondo sua madre, forse i tempi erano cambiati e le mentalità e i comportamenti obsoleti faticavano a integrarsi con il presente, forse era semplicemente una questione di carattere. Dalla volta della visita ai sotterranei Stefano prese a frequentare nel periodo estivo il litorale di Trieste per le vacanze di famiglia. A Evelina fece piacere in fondo Trieste era una sua seconda casa, ci era affezionata. 

EVELINA 7 Puntata



Evelina provò a fare ricerche in Germania per ricontattare la sua amica Miriam, ma pianse per due giorni dal dispiacere avendo saputo del suo tragico destino. Si rammaricò di non aver potuto far nulla per lei, proprio lei.
Stefano una volta in pensione, decise che l’aria di Trieste era buona anche tutto l’anno, così si trasferirono definitivamente lì. Giulia il marito e il bambino, Nicola, andavano volentieri a trovarli, Evelina e Stefano avevano comprato casa con giardino e potevano godere di un discreto panorama del lungomare.
Quando venne a mancare Evelina, pare un infarto nel sonno, Stefano andò a vivere con Giulia e fecero il trasloco.



Era maggio, e già faceva caldo, Giulia in soffitta stava cercando di imballare in modo ordinato le cose di sua madre. In un baule impolverato, c’era un paio di scarpe con la zeppa di sua madre, consumate e con la soletta un po’ imbarcata sul tallone. Le accarezzò con tenerezza, fece per riporle a terra quando sentì dei rumori metallici che provenivano da dentro la zeppa, scosse la scarpa e notò che era come se ci fosse qualcosa dentro. Sollevò delicatamente la soletta, non voleva rovinare il sandalo, ne estrasse un piccolo cilindro, voltò il sandalo per vedere se ci fosse qualcos’altro, ne uscì un pezzetto di carta strappato e ingiallito dal tempo sul quale si leggevano parti di nomi scritti in bella scrittura, era di sua madre. Erano parti di cognomi che aveva già sentito quand’era piccola, nomi di paesani chiacchierati perché socialisti, ebrei.



Passò per la mente di Giulia tutta la vita di sua madre in un lampo: gli amici di famiglia ebrei emigrati in Germania, così si credeva, i viaggi a Trieste al Santuario con i sotterranei, Andrea il camionista e il calzolaio Gianni.

EVELINA - FINE

Cominciava a capire Giulia, alla fine sua madre le aveva detto tutto, ora sapeva, c’erano molti modi di combattere, di resistere, sua madre l’aveva fatto a modo suo: salvando vite. Evelina odiava profondamente la guerra ma per fare quello che aveva fatto, non poteva dirlo apertamente. Molti non li conosceva, ne finita la guerra, ha cercato la gloria per quello che in coscienza pensava fosse giusto fare, e lo ha fatto. Non ne parlò mai nemmeno con Stefano suo marito, anche se da uomo intelligente, pensò Giulia, poteva intuire quello che stesse facendo Evelina, e che glielo lasciasse fare come forma di compensazione rispetto a ciò che doveva fare lui con il suo contegno pubblico conforme all’ordine di allora, fascista. Era una brava persona suo padre e aveva sempre protetto sua madre sia dalle dicerie di paese sia nei suoi viaggi a Trieste anche quando il pericolo era tangibile facendola sorvegliare a distanza. Ci teneva a lei e forse teneva anche a quello che stava facendo.




Giulia avrebbe voluto parlarne con suo padre dirgli di quanto fosse orgogliosa dei suoi genitori. Avrebbe voluto dirlo a suo marito e a suo figlio, di che stampo era nonna Evelina. Conoscendo sua madre capace che abbia salvato anche qualche tedesco in fuga.
Diceva sempre: io vedo davanti a me una persona, posso arrabbiarmi, ma come posso uccidere? Aveva avuto una mamma rivoluzionaria, più dei rivoluzionari combattenti: aveva usato la rivoluzione del cuore. L’eredità di Evelina a Giulia.


Ne rispettò la riservatezza, da quel momento sembrò avesse la luce negli occhi, era contenta di sé, del suo passato, capì l’insegnamento di sua madre. Conservò gelosamente i sandali con la zeppa di sua madre, e pensò che se ne sarebbe fatta fare un paio su misura, quel giorno chiamò Michele il nipote di Gianni.