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martedì 19 gennaio 2016

Cнегурочка La Fanciulla di Neve


Questa volta racconterò una fiaba della tradizione popolare russa.

Ne sono venuta a conoscenza dalla badante di mia mamma quando in occasione del Natale, abbiamo parlato delle nostre tradizioni. Io le ho parlato della Befana e della tradizione veneta e lei mi ha parlato della Fanciulla di Neve nella tradizione russa.

Anche loro durante le feste invernali, Capodanno, hanno come usanza l'arrivo di Nonno Gelo che insieme alla nipote, la Fanciulla di Neve, distribuiscono i doni ai bambini.

A riguardo ci sono varie fiabe popolari molto belle, ci sono due versioni della fiaba molto conosciute.

 Nella versione di Alexander Afanasiev, considerato l’equivalente russo dei Fratelli Grimm, nel 1869 aveva scritto una storia su un personaggio denominato “Snegurka”, una bambola di neve fatta da due poveri contadini, Ivan e Maria, che all’improvviso prendeva vita. 


"Tanto tempo fa vivevano in Russia un contadino di nome Ivan e sua moglie Marie. I due erano molto tristi perché non avevano avuto figli. Un freddo giorno d'inverno videro dei bambini del villaggio che costruivano un pupazzo di neve. "Facciamo anche noi un pupazzo di neve!" propose Ivan alla moglie. "Che bella idea" rispose Marie. "Però invece di un pupazzo preferirei costruire un bambino di neve, visto che il buon Dio non ce ne ha regalato uno vero". Allora i due uscirono in giardino e cominciarono ad ammassare la neve. Costruirono prima il corpo e poi le mani, i piedi ed in fine la testa. "Che cosa state facendo?" chiese un uomo che li guardava dall'altro lato dello steccato. "Non si vede? Una bambina!" 




rispose Marie. Ivan stava giusto attaccandole il nasino all'insù e il mento ma quando si mise a raccogliere un pò di neve per la bocca la bambina cominciò all'improvviso a respirare, aprì gli occhi e battè le mani e scosse il capo."Vieni qui mio piccolo fiore di neve!" esclamò felice Marie stringendosela al cuore. In quello stesso istante la neve si sciolse e come se il ghiaccio fosse stato un guscio d'uovo, ne spuntò una bambina che si lasciò prendere in braccio e portare dentro casa. Fior di Neve, così Ivan e Marie la chiamarono, era grande come una bambina di 13 anni.  
Era spiritosa e assennata e gli altri bambini ci giocavano volentieri assieme. La pelle le luccicava come la neve e i suoi occhi avevano il colore delle violette mentre i suoi capelli erano dorati e lunghi. Chiunque la vedesse ne rimaneva abbagliato. Ivan e Marie erano molto contenti della loro figlioletta. L'inverno passò e il sole cominciò a riscaldare la terra. I campi si inverdirono, le rondini tornarono e i bambini si misero a danzare per la gioia. Solo Fior di Neve diventava più triste di giorno in giorno senza un motivo apparente. 



"Che cosa ti manca figlia mia adorata?" le chiese Marie. "Non ti senti bene? Oppure qualcuno ti ha fatto qualcosa di male?" "Oh no mamushka, è tutto a posto" rispondeva Fior di Neve. Quando arrivò l'estate e germogliò il grano e nei giardini fiorivano i girasole la bambina si rattristava sempre più. Rifuggiva i raggi del sole e il calore e restava quasi sempre all'ombra. Solo nei giorni di pioggia prendeva vigore e anche il suo umore cambiava, era felice.




 Alla sera quando l'aria rinfrescava le tornava il sorriso e si rallegrava quando grandinava, i chicchi di grandine le sembravano più belli delle perle. Ma quando il sole tornava a splendere le tornava la tristezza. Quando venne la festa di San Giovanni i ragazzi decisero di celebrarla con un gran falò. Fior di Neve sarebbe dovuta andar con loro ma i suoi genitori non volevano darle il permesso. Alla fine, però, gli amici della ragazza riuscirono a convincerli. "Fate attenzione alla nostra figliola!" li pregò sua madre. "Lo sapete che non stiamo tranquilli quando la lasciamo da sola." "Non abbiate paura ce ne prenderemo cura noi", risposero le ragazze che erano contente di poter portare con loro l'amica. Giunti nel bosco i giovani raccolsero la legna, la accatastarono e al calar del sole le diedero fuoco. 




Poi si misero tutti in fila e cominciarono a saltare oltre le fiamme gridando a Fior di Neve: "Vieni, salta insieme a noi oltre il fuoco!" Così anche Fior di Neve non pensando al pericolo prese la rincorsa e saltò. Dopo un istante le amiche sentirono un grido di dolore seguito dal silenzio, si fermarono e si voltarono in direzione di Fior di Neve ma dell'amica non c'era traccia. "Forse è andata a nascondersi" disse una ragazza "venite! Andiamo a cercarla". 




Tutti si misero a cercare Fior di Neve ma nessuno la trovò. "Magari è già tornata a casa" disse qualcun altro e allora tutti corsero al villaggio. Ma Fior di Neve non era neanche lì. I contadini e gli abitanti della zona la cercarono per giorni e settimane, ma le loro ricerche furono vane. Alcuni temevano che fosse stata sbranata dalle belve selvagge, altri ipotizzarono che l'avesse rapita l'aquila. Nessuno sapeva però che il calore delle fiamme aveva trasformato Fior di Neve in una piccola nuvola bianca che era subito salita in cielo.




Nella versione di Ostrovskij, Snegurochka è figlia di Primavera la Bella e Babbo Gelo, desidera la compagnia degli esseri umani, ma è priva della capacità di amare. Sua madre alla fine gliela dona ma, essendo lei fatta di neve, si scioglie quando il suo cuore si riscalda non appena si innamora. In Questo caso si parla di innamoramento e di amicizie che si sentono tradite. 


Durante il regno di Nicola II, la figura di Snegurochka venne già associata alle feste invernali di fine anno e resta personaggio degli episodi legati al Natale fino a quando, dopo la Rivoluzione, l’Unione Sovietica proibì le feste religiose. 

È tornata a rivivere quando il Capodanno è diventato la più importante festa dell’inverno, in sostituzione del Natale, e per la precisione nel 1935. Da allora Snegurochka, diventata nel frattempo nipote di Nonno Gelo (anziché figlia), è una dei personaggi più importanti delle feste di fine anno in tutta la Russia. Insieme al nonno, in genere arriva portando regali.



  La versione animata del 1952, ricalca da vicino la versione di Ostrovskij, con musiche 
di Rimsky-Korsakov 


Kostroma è una delle città che in Russia si contendono la paternità della festa di fine anno: “Snegurochka”, la Fanciulla di Neve.

 Ded Moroz abita invece a Velikij Ustjug, nella regione di Vologda.



Ded Moroz - Nonno Gelo



Opera La Fanciulla di Neve con breve introduzione in russo.



domenica 5 luglio 2015

VILLA BADOER TRA ARTE E STORIA

  




Villa Badoèr detta la Badoera, è una villa veneta e si trova a Fratta Polesine in provincia di Rovigo. E' stata progettata dall'architetto Andrea Palladio nel 1554 e costruita tra il 1556 e il 1563 su commissione di Francesco Badoer. E' la prima villa in cui il Palladio utilizza pienamente un pronao con frontone a facciata, inoltre è l'unica villa realizzata dall'architetto vicentino nel territorio polesano.

Le sale del piano nobile sono finemente decorate da grottesche di bellissima realizzazione da parte del pittore Giallo Fiorentino.

Villa Badoer e le altre ville palladiane del Veneto è inserita nella lista dei patrimoni dell'umanità dell'UNESCO. 

La barchessa settentrionale della villa ospita il Museo Archeologico Nazionale di Fratta Polesine.








 








Donata Badoer appartenente all'antica famiglia patrizia veneziana e antenata di Francesco, era figlia di Vitale Badoer e sposò Marco Polo da cui ebbe tre figlie: Belella, Fantina e Moreta Polo.



La prosperità economica di questa famiglia diede anche origine ad un modo di dire: pien come el Badoer per indicare una persona molto ricca.




Le giornate della Carboneria -XIV Edizione
7, 8 e 9 novembre 2015
Fratta Polesine


La rievocazione dei moti carbonari nella "Fratta austriaca" del 1818 e la loro repressione rappresenta un tributo alla nostra Storia risorgimentale e agli ideali che hanno sostenuto il concetto di Patria.




Pranzo offerto ai Carbonari da Cecilia Monti di Fratta


Nei giorni successivi al pranzo offerto ai Carbonari da donna Cecilia Monti di Fratta, i convitati vennero arrestati, processati e condannati al carcere duro dello Spielberg. 

Il conte Antonio Fortunato Oroboni, compagno di prigionia di Silvio Pellico che lo ricorda ne "Le mie prigioni", non sopravvisse agli stenti e morì dopo due anni.























Pranzo offerto a Carbonari da Cecilia Monti di Fratta

Nei giorni successivi al pranzo offerto ai Carbonari da donna Cecilia Monti di Fratta, i convitati vennero arrestati, processati e condannati al carcere duro dello Spielberg. Il conte Antonio Fortunato Oroboni, compagno di prigionia di Silvio Pellico che lo ricorda ne “Le mie prigioni”, non sopravvisse agli stenti e morì dopo due anni.


sabato 4 luglio 2015

LA PRINCIPESSA JANA E I NANI DI VALMARANA


 
Giovanni Antonio Fasolo - ritratto della famiglia Valmarana
Pinacoteca Palazzo Chiericati - Vicenza


Questa volta vi racconto


una delle più note ed antiche leggende vicentine

Quella della principessa Jana e dei nani di Villa Valmarana


Si narra di un nobiluomo vicentino che aveva una figlia, Jana, dal bellissimo volto ma dal corpo piccolino, era nata nana. Il padre che amava molto la figlia, le fece costruire una grande villa ai piedi di Monte Berico, lontano da occhi indiscreti e la circondò di uno stuolo di servi della sua stessa statura pronti a soddisfare ogni suo desiderio. In questo modo, pensava il padre, non poteva rendersi conto della sua diversità né avere contatti con persone provenienti dal mondo esterno la villa che avrebbero potuto procurarle inutili sofferenze e frustrazioni.

Alla fanciulla era stato infatti proibito di affacciarsi alle finestre della villa che davano sulla strada mentre poteva girare tranquillamente per il parco, Jana non poteva nemmeno uscire da quella gabbia dorata, viveva felicemente inconsapevole di come fosse effettivamente la realtà fuori fuori da quelle mura. Jana ormai si era fatta una giovane donna ma non aveva fino ad allora conosciuto né le gioie né i dolori dell'amore. Crescendo la ragazza si era fatta sempre più curiosa e decise che era arrivato il momento di sperimentare di persona il mondo "fuori le mura" aggirando così i divieti del genitore.

Un giorno si affacciò proprio ad una delle finestre che davano sulla strada sottostante proprio nel momento in cui stava transitando a cavallo  un giovane principe che vedendo il suo bel volto se ne invaghì. Jana per timidezza quel giorno non uscì sul terrazzo e rimase affacciata alla finestra a ricambiare il cortese saluto del principe poi i due si accomiatarono, il giorno successivo più o meno alla stessa ora Jana si affacciò di nuovo a quella finestra nella speranza di rivedere quel bel principe a cavallo, si sentiva battere forte il cuore in petto, poi pensò: "E se non viene?" ma tale dubbio fu fugato dopo poco tempo, lungo la strada le parve di sentire da lontano il rumore della cadenza tranquilla degli zoccoli di un cavallo, era il suo principe! ne era sicura. 

Con il cuore in gola si sporse più che poté dalla finestra ed alla fine lo vide arrivare. Per l'occasione Jana aveva indossato il suo vestito più bello e visto che era primavera aveva messo tra i capelli dei piccoli fiori azzurri a mo' di coroncina, questa volta il principe si sarebbe fermato a parlare con lei e lei sarebbe uscita in terrazzo, voleva mostrarsi a lui e fargli vedere quanto era bella. Quando finalmente il principe arrivò i due ragazzi si misero a conversare e dopo un po' Jana prese coraggio ed uscì in terrazzo. Ma quando lei uscì e si mostrò per com'era vide sul volto del principe un'espressione di orrore e fuggì lasciando che Jana continuasse a chiamarlo a voce alta. A quei richiami della ragazza i nani della servitù, erano diciassette, corsero tutti in cima al muro di cinta per vedere cosa stava succedendo. 

La ragazza disperata dalla reazione del principe realizzò per la prima volta nella sua vita ciò che era, e ciò che era, ne era convinta Jana, faceva inorridire il suo bel principe. Tra le lacrime per quella pena d'amore e per il suo aspetto che ora percepiva come "diverso" Jana andò incontro al suo destino infelice: proprio da quel terrazzo si tolse la vita gettandosi nel vuoto.

Si narra che i suoi fedeli servitori, saliti sul muro di cinta rimasero impietriti dal dolore nell'assistere alla triste sorte della loro padroncina e ancora oggi li si può vedere in questa triste posa.

 Riporto anche una versione della leggenda di Jana in dialetto veneto:

"Cò te passi el Cristo,'pena zo da Monte, te pol ciapare par na stradela indove te par che anca i griji tasa, incantà dai cocòli che se fa i morosi inte la chiete dei cantoni pi riomàntici e sconti. A te te caterè presto passejar drio na mura che costeja la magnifica Vila Valmarana e là, da l'alto, fa la guardia on s'ciaspo de nani in piera: chi co la facia bièrba e sgaja, chi perso drio i sò pensieri, chi vestìo a la manco pezo e chi che fa 'l galeto co 'l so costume de corte e paruca insiprià. Vòle la tradission che ste creature, ani enòri, fusse custodi de la "Jana", pricipessa che, par so scarogna, jera "nana".

I sui, par no farghe pesare la sò diversità, la gavea da sùito tegnù sarà co 'l scroco 'te la Vila, metèndoghe al servissio na corte intiera de nani, da i servidori a le dame de compagnia, da i cavalieri ai òmani qualunque che inte on regno qualsiasi se pol catare. Adiritura, la legenda conta che parfina i animai che la gavea torno fusse "nani", e le piante, e i fioriche spaniva torno a chel lògo... Ma anca se na natura maregna gavea vossudo saràrghe a sta pora tosa la speransa de poder on dì conossàre l'amore, la Jana la gavea tuti i sogni che da senpre tàmbura 'tel core de le zovanette, cò le riva a l'età da marìo.

E na matina la principessa, fin che la varda fòra dal balcon, la vede al de là de la masièra on cavaliere belo 'fa 'l sole, inmagà davanti a l'armonia de la natura de la "Valletta del silenzio". La Jana se inamora de paca ma, 'tel stesso momento, la capisse anca la so "diversità" xe 'n inpedimento massa grando e che no la podarà mai sperare che 'l so amore par el bel cavaliere spanissa e vegna liberamente ricanbià.... Par la disperassio, la se trà zo dal balcon e tuti i nani de la Vila, par el dolore de la so morte, resta pietrificà".

autrice: Ines Scarparolo







Diciassette statue di nani si affacciano sul muro di cinta e danno il nome alla Villa. Attorno a queste figure enigmatiche è nata la leggenda di Jana


La Villa, è diventata di proprietà nel 1720 della nobile famiglia vicentina dei Valmarana, che tutt'ora vi abita, è aperta al pubblico, così come la attigua villa più conosciuta: Villa Capra detta "La Rotonda" del Palladio ed anch'essa di proprietà dei Valmarana. Le due Ville distano poche centinaia di metri l'una dall'altra.




Classico esempio di "Villa di campagna", Villa Valmarana fu inizialmente costruita per conto del giuriconsulto Gian Maria Bertolo nel 1669. 

Nel XVIII secolo, l'ultimo della Repubblica di Venezia, la vita dei nobili era tutta assorbita da divertimenti e ostentazione: le ville lungo la Riviera del Brenta ospitavano spesso feste sfarzose che duravano anche più di un giorno. Con la necessità di alloggiare gli invitati le barchesse - ovvero i granai sotto le cui arcate in cui venivano riposte le barche - furono trasformate in foresterie per assolvere a questa esigenza: ospitare i "foresti" cioè coloro che venivano da fuori, in questo caso gli ospiti dei nobili. Così fecero anche i Valmarana. 

La palazzina principale e la foresteria furono affrescate da Giambattista e Giandomenico Tiepolo.


 


Gli affreschi di Giambattista e Giandomenico Tiepolo

"Oggi ho visitato la Villa Valmarana decorata dal Tiepolo che lasciò libero corso a tutte le sue virtù e alle sue manchevolezze. Lo stile elevato non gli arrise come quello naturale, e di quest'ultimo ci sono qui cose preziose, ma come decorazione il complesso è felice e geniale."

da: Diario del viaggio in Italia - Goethe, 24 settembre 1786








martedì 26 maggio 2015

ROMEO AND JULIET

Post dedicato a Romeo e Giulietta e a lo: Sapevate che....?





Francesco Hayez, 1823

Con le ali dell'amore ho volato oltre le mura,
perché non si possono mettere limiti all'amore ... e ciò che amor vuole amor osa!




Prima di tutto partiamo dagli autori che si sono succeduti nel tempo a narrare questa Novella poi sviluppata in tragedia teatrale.




    

Si parlerà di vicissitudini avvenute in quel di Vicenza,....... ma anche Verona, Udine e infine Padova come vedremo poi.

Raccontare qui tutti gli eventi storici è un po' lungo perciò per questi vi rimando ai siti che vi consiglio.

Qui è interessante conoscere gli intrecci e le vicende anche personali del principale autore che hanno portato nei secoli alla costruzione del mito di Giulietta e Romeo. Luigi da Porto.



All'inizio fu il grande poeta Dante Alighieri a citare nella Divina Commedia: Purgatorio, Canto IV citando la diatriba tra i Montecchi e i Capuleti.


  

Si è parlato appunto dei Montecchi e dei Capuleti i cui castelli si trovano a Montecchio Maggiore a Vicenza e sono anche abbastanza vicini da poterli tranquillamente visitare entrambi.




Castello di Bellaguardia o del Costo - Giulietta

Occupa la parte più alta della collina, e domina il paese di Montecchio, ma soprattutto le vie di accesso. Infatti, il nome di “Bellaguardia” è di origine longobarda e significa “luogo di osservazione”Al primo piano del Castello si possono ammirare i pannelli affrescati di Pino Casarini, 12 scene che narrano la storia di amore di Giulietta e Romeo, ed i due ritratti, uno del Conte Luigi da Porto e l'altro di William Shakespeare.



Castello della Villa - Romeo

Esempio di architettura militare trecentesca, sorge più in basso rispetto a quello di Giulietta. 

Durante la guerra della Lega dei Cambrai agli inizi del Cinquecento entrambi i castelli furono distrutti dalla Serenissima Repubblica di Venezia nel timore che potessero andare in mano nemica. I restauri iniziarono negli anni Trenta dello scorso secolo, e nel sito di Montecchio Maggiore potete trovare tante notizie interessanti. 

Dilemma: è vera la casa di Giulietta a Verona con il tanto ammirato balcone o i due Castelli: Castello della Bellaguardia - Giulietta e Castello della Villa - Romeo?


 


Nello scrivere la Novella Luigi da Porto prende spunto da Dante riguardo alle due famiglie in guerra tra loro, Montecchi e Capuleti, e imbastisce il racconto pare apportando cenni autobiografici. Date le sue delicate vicende personali, per prudenza il da Porto contestualizza questa bellissima storia d'amore nel Trecento.



      


traduzioni in francese di Matteo Bandello e in inglese di Arthur Brooke



 Chi non ci si ritrova? Chi non ha avuto pene d'amore? 

Luigi da Porto ad Udine durante un ballo in maschera svoltosi nella la residenza dei Savorgnan presso l'attuale Piazza Venerio conobbe Lucina Savorgnan Dal Monte una sua lontana parente di cui si innamorò perdutamente. Quello era un periodo difficile: ci fu la rivolta della "crudel zobia grassa" durante la quale furono trucidati gli avversari politici dei Savorgnan. Luigi da Porto e Lucina non poterono professare apertamente il loro amore poichè le rispettive famiglie, i Savorgnan del Monte e i Savorgnan della Torre erano in lotta tra loro. I due innamorati si fecero in segreto una promessa di matrimonio e consumarono questa loro unione.
   





Luigi da Porto dopo il grave incidente subito in battaglia, rimase paralizzato sul fianco sinistro. Mentre viveva a Montorso Vicentino seppe delle nozze della sua amata con il cugino Francesco Savorgnan della Torre. 




Villa da Porto-Barbaran - Montorso Vicentino

Compose la Novella che nella prima stesura aveva un titolo lungo: "Historia novellamente ritrovata di due nobili amanti - con la pietosa loro morte intervenuta già nella città di Verona nel tempo del signor Bartolomeo della Scala"; poi nella seconda stesura, forse su suggerimento di Pietro Bembo, fu semplicemente intitolata "La Giulietta". La Novella fu dedicata alla sua amata Lucina.

Probabilmente se Luigi da Porto non si fosse ferito in battaglia in modo tanto grave da compromettere seriamente la sua speranza di sposare la sua amata Lucina, in quel di Montorso Vicentino dove si era ritirato non avrebbe scritto questa Novella che successivamente è stata tradotta in francese ed è giunta fino a Shakespeare quasi settantanni dopo esser stata tradotta in inglese.






Manoscritto in mostra presso Villa Selvatico - Codiverno di Vigonza


A proposito, chi volesse sentir raccontare delle vicissitudini di Luigi e Lucina lo può fare visitando Villa Selvatico dove vive Antonio da Porto, ultimo discendente di Romeo-Luigi.




 http://www.associazionegiuliettaeromeoinfriuli.it/?page_id=31

http://www.classicitaliani.it/cinquecento/giulietta_romeo/da_porto_giulietta_romeo.htm

http://www.magicoveneto.it/Vicenza/Montecchio/Montecchio_Castelli-Giulietta-Romeo.htm

http://divinacommedia.weebly.com/purgatorio-canto-vi.html 

http://www.villa-selvatico.com/it/giulietta-e-romeo

http://www.friulani.net/web/db/romeo-e-giulietta-la-vera-storia/


martedì 18 giugno 2013

3° CONCORSO FOTOGRAFICO ITALIAN LIBERTY





Tempo d'estate e voglia di viaggiare.

Ho trovato questo concorso che ha a che fare con l'arte ed è rivolto a giovani e a meno giovani, a professionisti e a dilettanti, ai ragazzi delle scuole di ogni ordine e grado e a tutti gli amanti della bellezza e ai valori di cui il Liberty è portatore.







Al concorso "Italian Liberty" ideato e diretto da Andrea Speziali ed organizzato da Aitm Art,

 è possibile iscriversi gratuitamente dal 2 marzo al 31 ottobre 2015.



Per ulteriori informazioni vi invio al sito:




Facciamo conoscere i nostri capolavori! Quest'estate facciamo i reporter!

venerdì 7 giugno 2013

EPPUR SI MUOVE!

In questo post do sfogo alla mia parte di "architetto", sì perché secondo i miei professori delle superiori avrei proprio dovuto fare Architettura a Venezia. 

Prendo a prestito la celebre frase del Barretti che spiegando agli inglesi il Processo di Galileo Galilei davanti all'Inquisizione inventò l'aneddoto con annessa la frase da lui inventata. Nel lessico giornalistico viene usata per esprimere un dubbio che resiste a tutte le rassicurazioni dell'interlocutore.

E ora a noi, la casa fissata al terreno ma che si muove. Come!!?

Eravamo abituati alle case mobili: tende, roulotte, case prefabbricate  che si trasportano con tir da una città all'altra - vedi America. Ma a una casa fissa in un luogo che si muove seguendo il movimento del sole?

Che mi risulti la prima casa che gira su se stessa seguendo durante il giorno l'andamento del sole è Villa Girasole, dove? A Mezzavilla di Mercellise Verona. Il quando è interessante: costruita dal 1929 al 1935. Ma da chi? Dal proprietario, Ingegner Angelo Invernizzi, dall'Architetto Ettore Fagiuoli e dall'ingegnere meccanico Romolo Carapacchi. Geniale? Direi proprio di sì.







C'è da dire però che nonostante le continue richieste che arrivavano al Comune per visitarla, la Villa era visitabile solo in determinate circostanze od eventi ed era gestita dalla Fondazione Il Girasole Angelo e Gina Invernizzi di Mendrisio, Svizzera. 

Ora la Fondazione è passata in Italia e la gestisce la Fondazione Cariverona. So che ci sono vari progetti in merito ma non credo che al momento sia aperta alle visite dei turisti. Per questo bisogna aspettare un pò. 


Vi propongo di seguito alcune immagini e dei link interessanti e più esaustivi. Da allora solo negli ultimi anni si è ripreso il concetto di "casa rotante" e eco sostenibile, vedi esempi di Dubay e Australia.
Dopo Angelo Invernizzi, David Fisher e l'archittettura dinamica.


 

Sto progettando una tovaglia Art Nouveau dedicata a Villa Girasole
Intanto vi faccio vedere la tovaglia futurista di Giacomo Balla più attinente al tema "movimento"




siti consigliati:
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