sabato 30 maggio 2015

MELCHIORRE CESAROTTI




Villa Cesarotti Fabbris - Selvazzano Dentro Padova

La Villa fu la dimora di campagna di Melchiorre Cesarotti, letterato, filologo e traduttore padovano vissuto tra il 1730 e il 1808. Celebre è la sua traduzione dei Canti di Ossian poema epico scozzese di James Mcpherson. 
La Villa fu edificata nel Seicento dalla famiglia Cesarotti di Padova. Nel 1871 l'abate Melchiorre Cesarotti vi si trasferì e ne fece il suo rifugio campestre.

La Villa fu visitata da importanti poeti e scrittori del tempo tra cui Madame de Stael, Vittorio Alfieri, Ippolito Pindemonte e probabilmente anche dal suo allievo ribelle Ugo Foscolo.
All'interno della Villa si trovano le stanze che il letterato aveva chiamato della Filosofia positiva, della Filosofia pratica, della Letteratura.




Il Cesarotti progettò anche il Parco secondo i canoni inglesi: esso presentava un boschetto funebre con erme iscrizioni. Il fiume Bacchiglione costituiva un'importante elemento di questo "giardino campestre" che però fu compromesso con il taglio del meandro.

Dal 2012 Villa Cesarotti è sede dell'ANCI-Veneto.



Ragione, Umanità e Giustizia.
Queste dovrebbero essere le vere dominatrici della terra
ma esse non sono che le regine detronate.




  
Melchiorre Cesarotti                                James Mcpheron

 

Il poeta combattente

Siamo in epoca preromantica e l'amore per il Medioevo dilaga in tutta Europa. In questo periodo ebbero grande popolarità i Canti di Ossian, poemetti scritti in stile medioevale dallo scozzese James Mcpheron. Il Medioevo era inoltre il periodo storico in cui sorsero le lingue e le culture nazionali, e molti romantici erano convinti nazionalisti fortemente impegnati nelle lotte per l'indipendenza del proprio Paese.

Letteratura, arte e politica si incrociano.





Ossian e Malvina



Ugo Foscolo -L'allievo ribelle



"All'uom di genio, al Poeta della nazione, al Traduttore finalmente dell'Ossiano mi accingo a rendere tributo che già il mio cuore gli rese dal primo istante ch'io cominciai a leggere i versi suoi" (Ugo Foscolo - Venezia, 28 settembre 1795, in Ep. I, pp. 17-8)

Il Foscolo associa il Cesarotti a Parini, Alfieri e Monti come responsabili del rinnovamento del linguaggio poetico italiano avvenuto negli ultimi decenni del Settecento.


LA MALEDIZIONE DEL MARCHESE


Castello di Sammezzano a Reggello - Firenze

Grazie al gusto originale ed eccentrico del Marchese Ferdinando Panciatichi Ximenes d'Aragona, il Castello rappresenta un concentrato d'Oriente in terra di Toscana.


Il Marchese è stato, pur senza laurea, Architetto, Ingegnere e Botanico, Bibliofilo, Imprenditore, Politico ed intellettuale poliedrico. A partire dal 1853 e per i successivi trent'anni il Marchese edificò, sotto la sua stretta direzione, il Castello secondo i dettami e il gusto dell'architettura orientale. Tutti i mattoni, le piastrelle, gli stucchi venivano realizzate in loco, e se necessario, faceva venire dall'oriente le maestranze specializzate di cui necessitava. Per questo suo progetto, si trasferì in loco e poi vi si stabilì stabilmente da solo con la compagnia di diciassette inservienti e liquidò la moglie e figli donando loro parte del suo ingente patrimonio. Interessante anche il Parco del Castello che ospita molte specie di piante orientali. 


   

   

Credetemi è difficile escludere immagini fantastiche del Castello perciò vi rimando ai siti consigliati.


Dopo la sua morte a causa di una rara forma progressiva, le sue spoglie furono custodite in un sacrario a lato del Castello, su cui vigilavano le statue di due leoni piangenti. Dopo la chiusura del Castello agli inizi degli anni novanta si sono verificati tanti saccheggi e purtroppo nel 2005 fu trafugato uno dei due Leoni. il furto fu confessato due anni dopo dai due ladri che si ammalarono della stessa malattia del Marchese, la paralisi progressiva.

La maledizione è continuata anche per i successivi proprietari del leone rubato come testimoniato da un vecchio articolo de "La Nazione"  al leone superstite nessuno osa avvicinarsi!

Ma la maledizione del Marchese a quanto pare non ha colpito solo i ladri  ma anche quanti volevano specularci sopra.

Tutti coloro che vorranno arricchirsi e speculare alle spalle del Castello, andranno in rovina 

e così finora è stato. Pare che a tutt'oggi le divergenze interne all'attuale proprietà non consentano il recupero e la definitiva apertura del Castello.



  





Il Castello si dice sia animato da "strane presenze" testimoniate anche da chi ci lavorava. Il fantasma del marchese nelle notti tempestose provocava strani rumori e sbattimenti di porte, senza comunque mostrarsi ostile ai presenti, anche per questo l'allora portiere lo ribattezzò amichevolmente Tiberio.


Film horror - The Evil inside - ambientato al Castello di Sammezzano

La Maledizione del Marchese

prenotazione visite

http://www.sammezzano.org/il-marchese.html

LA PARTITA A SCACCHI PER LA BELLA LIONORA


Castello Inferiore ora Palazzo Municipale di Marostica - Vicenza






La Storia della Partita a Scacchi


la vicenda della partita risale al 1454 quando Marostica era una delle fedelissime della Repubblica Veneta.

Avvenne che due nobili guerrieri Rinaldo d'Angarano e Vieri da Vallonara si innamorarono contemporaneamente della bella Lionora figlia di Taddeo Parisio Castellano di Marostica, e come era costume all'epoca, i due contendenti si sfidarono a duello.


 
Taddeo Parisio e le due figlie

Ma il Castellano, che non voleva inimicarsi alcuno dei due calorosissimi giovani e perderli a duello, proibì lo scontro rifacendosi anche ad un editto di Cangrande della Scala e decise perciò che Lionora sarebbe andata sposa a quello dei rivali che avesse vinto una partita al nobile gioco degli scacchi: lo sconfitto sarebbe diventato lo stesso suo parente sposando Oldrada, la sorella minore di Lionora.



L'incontro si sarebbe svolto in un giorno di festa nella piazza del Castello da Basso, "a pezzi grandi e vivi, armati e segnati delle nobili insegne dei bianchi e neri in presenza del Castellano, della sua nobile figlia, dei Signori di Angarano e di Vallonara, dei nobili e del popolo tutto." Il Castellano decise anche che "la disfida sia onorata da una mostra in campo di uomini d'arme, fanti e cavalieri e fuochi e luminarie, danze e suoni."

Ecco dunque scendere in campo gli armati: arceri, balestrieri ed alabardieri, fanti schiavoni e cavalieri, il Castellano, la sua nobile corte con Lionora trepidante perché innamorata di uno dei contendenti, la fedele nutrice, dame, gentiluomini, l'araldo, il capitano d'armi, falconieri, paggi e damigelle, vessilliferi, musici, massere e borghigiani e poi ancora i bianchi e i neri con Re e Regine, torri e cavalieri, alfieri e pedoni e due contendenti che ordinano le mosse. Infine tripudio con fuochi e luminarie secondo l'ordine del Castellano. 



   


E così oggi tutto si ripete come la prima volta, in una cornice di costumi fastosi, di corteggi pittoreschi, di gonfaloni multicolori, di marziali parate, di squisita eleganza.





I comandi alle milizie vengono ancora oggi impartiti nella lingua della Serenissima Repubblica di Venezia.

Nell'impossibilità di riprodurre le mosse originali giocate dai due contendnti Vieri da Vallonara e Rinaldo d'Angarano durante la leggendaria Partita a scacchi viventi del 1454, fin dal 1954 gli organizzatori dell'evento hanno deciso di prendere ispirazione dalle più belle partite della storia mondiale degli scacchi e di rievocarne una ogni due anni sulla Scacchiera Gigante di Piazza Castello. Tra di esse le più note sono L'Immortale e la Sempreverde.

Proposta dal locale Circolo Scacchistico, la partita viene scela dal comitato organizzatore secondo precisi requisiti: deve concludersi con un minimo di 16 ed un massimo di 20 mosse, deve durare circa 30 minuti e deve essere altamente spettacolare.

Lo spettacolo coinvolge oltre 550 figuranti e dura circa due ore.

La Rappresentazione della Partita degli scacchi di Marostica e il testo teatrale sono opera di Mirko Vucetich e Neri Pozza. La prima Rappresentazione si è svolta nel 1954.




venerdì 29 maggio 2015

LE ANIME ERRANTI DELLA ROCCA DI MONSELICE

Sono tre i fantasmi che animano le notti del Castello di Monselice fatto riedificare da Romano d'Ezzelino detto il Tiranno sui resti di una antica fortificazione: quello di Avalda la sua amante e quelli di Jacopino III da Carrara e la  sua amante Giuditta.

Cominciamo da Jacopino III e Giuditta
Il 19 dicembre 1350 l'assassinio di Jacopo da Carrara da parte di un parente a lui ostile portò Francesco I il Vecchio e suo zio Jacopino III alla signoria di Padova. Eletti per acclamazione popolare la stessa notte dell'assassinio, i due Carraresi prestarono formale giuramento davanti al popolo di Padova il 22 dicembre 1350 nel corso di una cerimonia pubblica.


 
Francesco I il Vecchio con Petrarca - Jacopino III


Ma negli anni successivi la brillante carriera militare di Francesco I il Vecchio destò la gelosia dello zio. Ad inasprire il contrasto furono anche le mogli Fina Buzzacarini e Margherita Gonzaga che sollevarono il problema della successione. 

Per assicurarsi il potere, Jacopino III progettò di assassinare il nipote ed ingaggiò un tale Zambono Dotti per compiere il delitto. Francesco I il Vecchio venne a conoscenza del complotto mentre era al campo, nell'estate del 1355, si trovava a capo dell'esercito della Lega. Ritornò immediatamente a Padova e fece arrestare lo zio che fu imprigionato  prima al Castello di San Martino e poi nei sotterranei della Rocca di Monselice. Fece poi ricercare e giustiziare il suo ipotetico assassino.



L'amante di Jacopino, Giuditta, tentò di incontrare in carcere Jacopino III ma il capitano del castello di Monselice le negò il permesso. Disperata la donna riuscì a corrompere alcune guardie e riuscì a vedere per qualche minuto il suo amato rinchiuso in un buio sotterraneo del castello senza finestre nè porte. 

Purtroppo la corruzione della donna fu scoperta e Francesco I il Vecchio pensando si trattasse di una spia mandata da Venezia, la fece rinchiudere in una cella del Castello di Monselice. Inoltre Francesco i il Vecchio diede ordine di murare il sotterraneo dove era prigioniero Jacopino III e ordinò alle guardie di farlo morire di fame e di sete. Jacopino, intuita la sua orribile sorte, urlò il suo dolore nella speranza di comunicare con la sua amata che condivideva la sua stessa sorte poco lontano.

Le grida dei due amanti si udirono per molti giorni lungo le vie attorno al maniero. le loro lamentazioni erano talmente forti che i monselicesi chiesero pietà per i due amanti ma il loro destino era già segnato e dopo poche settimane giunse la loro morte. Dopo 17 anni di prigionia nel 1372 Jacopino III muore. 

Le grida di dolore non cessarono con le loro morti, anzi, secondo lo storico Carturan, il vento passando nel castello in rovina e ingolfandosi tra le gole dei camini portava con sè le grida di Jacopino. La leggenda narra che il fantasma dello sfortunato principe vaghi per i corridoi del Castello con passi incerti e lenti e con l'aiuto di un bastone. Magro, consunto appare coi lunghi capelli grigi spettinati vaga per il castello alla ricerca della sua Giuditta, mentre il vento nelle notti di Burrasca porta ancora i suoi lamenti lungo le sette chiesette. 

Mentre il fantasma di Giuditta vaga ancora oggi attorno al castello nel buoi della notte chiedendo ai passanti notizie del suo Jacopino.



Avalda

Avalda è moglie di Azzo VII di Este, Este dista pochi chilometri da Monselice, ed è un valido condottiero dell'esercito crociato che verrà messo in moto da papa Alessandro IV contro Romano d'Ezzelino  III che ormai controlla un vasto territorio strategicamente importante.

Azzo VII d'Este e Romano d'Ezzelino non erano sempre stati nemici, Azzo spesso si recava al Castello di Ezzelino a Moselice per partecipare con la bella moglie Avalda alle sontuose feste che il tiranno dava. Fu proprio in una di queste feste che Ezzelino si invaghì di Avalda e volle farla sua. 

    


Fonti storiche ci dicono che Avalda era una giovane di circa vent'anni alta,dalla carnagione chiara, capelli e occhi neri e dallo sguardo misterioso che sedusse Ezzelino. Avalda divenne la sua amante.



Nel 1237 Romano d'Ezzelino III conquista Padova, anche Cittadella e Camposampiero passano sotto gli Ezzelini. Viene conquistata anche la Rocca di Monselice che Romano dona alla sua Avalda.

Avalda non fu meno crudele del suo amante Ezzelino. Infatti oltre a praticare la stregoneria, nel tempo aveva sviluppato una sorta di mania: faceva salire nelle sue stanze dei giovani uomini e una volta sedotti, li addormentava e con uno stiletto recideva la giugulare delle sue vittime per berne il sangue. Ella credeva che il sangue di quei giovani uomini fosse un'elisir di lunga vita.

Un'altra versione dice che Avalda non bevesse il sangue dei suoi giovani amanti ma che una volta placato i suoi istinti lussuriosi, si divertisse a torturarli fino alla morte.

Riguardo la sua morte:

1 Nella prima versione Ezzelino stanco delle sue continue malefatte ordina di ucciderla e manda un sicario al castello.
2 In una seconda versione sarebbe stato proprio Azzo VII ad introdursi nel castello ed ad ucciderla dato che aveva mal sopportato l'essere stato abbandonato per Ezzelino.

Il fantasma di Avalda insanguinata vaga per il castello in cerca della pace che non può trovare.

Fu anche composta un'pera musicata da Silvio Travaglia e messa in scena al Teatro di Monselice nel 1909. Non ebbe successo, venne rappresentata solo nove volte.




giovedì 28 maggio 2015

PADOVA E I CARRARESI


La tomba sarcofago di Jacopo II da Carrara  a seguito dei bombardamenti da parte degli Alleati su Padova l'11 maggio 1944 dato che viene rasa al suolo la chiesa di Sant'Agostino dove si trovava in origine, viene trasferita dopo la II° Guerra Mondiale nella Chiesa degli Eremitani.
Anche la Chiesa degli Eremitani rimase gravemente danneggiata e purtroppo fu distrutta la Cappella Ovetari che ospitava gli affreschi del Mantegna.

 

bombardamento 11 marzo 1944 - distrutta la Cappella Ovetari con gli affreschi del Mantegna






             

Stemma dei Carreresi sulla Porta Padova del Castello di Cittadella - Carrarino da 2 soldi


I Carraresi, Intrecci di Storia, Vendette e Arte.


Chiesa Eremitani - Sarcofago di Jacopo II da Carrara

L'Imperatore Carlo IV nel 1348 nomina Jacopo da Carrara Jacopo II che diventa Signore della città e Vicario Imperiale. Jacopo II fu amico del Poeta Francesco Petrarca il quale ricevette in dono da Jacopo II dei terreni ai piedi dei colli Euganei, ora Arquà Petrarca, dove costruì la sua residenza per sé, sua figlia, suo genero e sua nipote.


    




 L'anno successivo muore Jacopino, fratello di Jacopo II vittima di una congiura. Jacopo II fu assassinato dal figlio illegittimo Guglielmo da Carrara nel 1350. Vengono nominati Signori di Padova Jacopino III e il nipote Francesco I il Vecchio. 

 

Francesco I il Vecchio e suo figlio - Oratorio di San Giorgio  e Francesco I con Petrarca - Battistero del Duomo di Padova


Nel 1355 Jacopino III viene imprigionato dal nipote Francesco I il Vecchio prima al Castello di San Martino poi nella Rocca di Monselice accusato di congiura. Nel 1370 Francesco I il Vecchio fa edificare il Castello inferiore di Marostica. 




si può anche vedere la Piazza del Castello da Basso dove ogni anno si disputa la partita con degli scacchi "umani", attori in costume che fanno rivivere un evento accaduto nel 1454, ma questa è un'altra storia.

Nel 1372 muore Jacopino III dopo 17 anni di prigionia in uno dei sotterranei della Rocca di Monselice. 

   


durante i restauri degli anni '30 dello scorso secolo il Conte Cini, commosso dalla sua tremenda storia, dedicò al Principe Carrarese una stanza del Castello.

questa vicenda merita un altro post, vedi "Le anime erranti della Rocca di Monselice"



    


Nel 1388 viene costituita la lega anti Carraresi formata dai Visconti e da Venezia. Francesco I il Vecchio abdica in favore del figlio Francesco Novello che deve fronteggiare da subito i Visconti entrati in territorio padovano mentre il padre viene fatto prigioniero a Treviso Francesco Novello fugge in Piemonte. 


Nel 1390 Francesco Novello riconquista Padova. 

Nel 1402 la grande coalizione di diverse città contro i Milanesi, tra cui Padova, viene sconfitta. I figli di Francesco Novello vengono fatti prigionieri. La pace tra i Milanesi e la Lega dura però poco e Francesco Novello è di nuovo in armi contro i Visconti ed occupa Brescia.

Nel 1404 viene stipulato l'accordo con gli Scaligeri, allora in esilio, per riconquistare Verona e Vicenza, quest'ultima però preferisce consegnarsi ai veneziani. Successivamente Francesco Novello si allea con i Ferraresi contro i Veneziani e li sconfigge nella "Guerra di Limena" ma poi viene sconfitto a Stra e i Ferraresi si staccano dai Carraresi. 

Nel 1405 nuova congiura familiare, il fratello Jacopo si uccide in carcere. Verona cade e Jacopo figlio di Francesco Novello cade prigioniero dei Veneziani, Padova è assediata e scoppia un'epidemia di peste, alla fine anche Padova cade e Francesco Novello con il figlio Francesco III si consegnano ai Veneziani. Vengono condotti davanti al Doge ed umiliati, mentre un'ambasciata di Padovani firma l'atto di sottomissione a Venezia. Successivamente Francesco Novello e i suoi due figli vengono strangolati in carcere mentre un altro figlio muore in esilio a Firenze.



Leone San Marco - Porta Savonarola

Anno domini 1405 - Leone con libro aperto - la città è conquistata dalla Serenissima Repubblica di Venezia e firma il trattato di sottomissione a Venezia.



Nel 1435 Marsilio, il terzo ed unico figlio superstite di Francesco Novello tenta il colpo di mano a Padova, ma il tentativo viene sventato e Marsilio viene condotto a Venezia e decapitato in Piazza San Marco. Termina così la saga dei Carraresi.


L'altro ramo quello che deriva da Marsiglietto e da quel Jacopino che Jacopo II fece imprigionare nella torre di Rocca Pendice, assunse il il cognome di Papafava dei Carreresi si trasferirono a Venezia e furono iscritti al patriziato veneziano fra le cosiddette Case fatte per soldo. Il ramo padovano, i Papafava Antonini, rimase una delle famiglie più illustri della città di Padova.







martedì 26 maggio 2015

VILLA FOSCARI DETTA LA MALCONTENTA


La costruzione di Villa Foscari venne commissionata da Alvise e Nicolò Foscari ad Andrea Palladio lungo la riva del fiume Brenta a Mira a pochi chilometri da Venezia. Terminata di costruire nel 1555 si guadagnò successivamente l'appellativo di Malcontenta. Ciò a seguito di un evento in epoca successiva che riguardo pare proprio la seconda moglie di Nicolò Foscari, Elisabetta Dolfin.





Elisabetta Dolfin era famosa per la sua attitudine esuberante a tal punto da suscitare pettegolezzi sulla sua infedeltà che portarono il nobile Nicolò Foscari ad esiliare la moglie nella Villa palladiana nonostante Elisabetta si proclamasse innocente.  Lì vi rimase per circa trent'anni. Si dice che i veneziani  ribattezzarono Elisabetta “La Malcontenta” da cui la Villa prende il nome


Però qui si inserisce il lato noir: nessuno sa spiegarsi come la donna abbia vissuto così tanti anni all’interno della Villa quando è noto che nessuno le abbia mai portato alimenti o abbia vissuto con lei.


Leggenda vuole che il suo fantasma girovaghi ancora nei pressi di Villa Malcontenta, c’è chi l’ha vista nel giardino, nelle stanze  o affacciato alle finestre. Le testimonianze lo descrivono come il fantasma di una donna bellissima dai capelli rossi e dalla pelle bianca che indossa un abito nero.

  

Attualmente Villa Foscari detta "La Malcontenta" è tornata di proprietà della famiglia Foscari dal 1973 e dal 1994 è stata segnalata come "Patrimonio dell'Umanità" dall'UNESCO. La Villa è tuttora priva di illuminazione elettrica. Le decorazioni delle pareti interne sono frutto dei mastri Gian Battista Zelotti e Battista Franco.



ROMEO AND JULIET

Post dedicato a Romeo e Giulietta e a lo: Sapevate che....?





Francesco Hayez, 1823

Con le ali dell'amore ho volato oltre le mura,
perché non si possono mettere limiti all'amore ... e ciò che amor vuole amor osa!




Prima di tutto partiamo dagli autori che si sono succeduti nel tempo a narrare questa Novella poi sviluppata in tragedia teatrale.




    

Si parlerà di vicissitudini avvenute in quel di Vicenza,....... ma anche Verona, Udine e infine Padova come vedremo poi.

Raccontare qui tutti gli eventi storici è un po' lungo perciò per questi vi rimando ai siti che vi consiglio.

Qui è interessante conoscere gli intrecci e le vicende anche personali del principale autore che hanno portato nei secoli alla costruzione del mito di Giulietta e Romeo. Luigi da Porto.



All'inizio fu il grande poeta Dante Alighieri a citare nella Divina Commedia: Purgatorio, Canto IV citando la diatriba tra i Montecchi e i Capuleti.


  

Si è parlato appunto dei Montecchi e dei Capuleti i cui castelli si trovano a Montecchio Maggiore a Vicenza e sono anche abbastanza vicini da poterli tranquillamente visitare entrambi.




Castello di Bellaguardia o del Costo - Giulietta

Occupa la parte più alta della collina, e domina il paese di Montecchio, ma soprattutto le vie di accesso. Infatti, il nome di “Bellaguardia” è di origine longobarda e significa “luogo di osservazione”Al primo piano del Castello si possono ammirare i pannelli affrescati di Pino Casarini, 12 scene che narrano la storia di amore di Giulietta e Romeo, ed i due ritratti, uno del Conte Luigi da Porto e l'altro di William Shakespeare.



Castello della Villa - Romeo

Esempio di architettura militare trecentesca, sorge più in basso rispetto a quello di Giulietta. 

Durante la guerra della Lega dei Cambrai agli inizi del Cinquecento entrambi i castelli furono distrutti dalla Serenissima Repubblica di Venezia nel timore che potessero andare in mano nemica. I restauri iniziarono negli anni Trenta dello scorso secolo, e nel sito di Montecchio Maggiore potete trovare tante notizie interessanti. 

Dilemma: è vera la casa di Giulietta a Verona con il tanto ammirato balcone o i due Castelli: Castello della Bellaguardia - Giulietta e Castello della Villa - Romeo?


 


Nello scrivere la Novella Luigi da Porto prende spunto da Dante riguardo alle due famiglie in guerra tra loro, Montecchi e Capuleti, e imbastisce il racconto pare apportando cenni autobiografici. Date le sue delicate vicende personali, per prudenza il da Porto contestualizza questa bellissima storia d'amore nel Trecento.



      


traduzioni in francese di Matteo Bandello e in inglese di Arthur Brooke



 Chi non ci si ritrova? Chi non ha avuto pene d'amore? 

Luigi da Porto ad Udine durante un ballo in maschera svoltosi nella la residenza dei Savorgnan presso l'attuale Piazza Venerio conobbe Lucina Savorgnan Dal Monte una sua lontana parente di cui si innamorò perdutamente. Quello era un periodo difficile: ci fu la rivolta della "crudel zobia grassa" durante la quale furono trucidati gli avversari politici dei Savorgnan. Luigi da Porto e Lucina non poterono professare apertamente il loro amore poichè le rispettive famiglie, i Savorgnan del Monte e i Savorgnan della Torre erano in lotta tra loro. I due innamorati si fecero in segreto una promessa di matrimonio e consumarono questa loro unione.
   





Luigi da Porto dopo il grave incidente subito in battaglia, rimase paralizzato sul fianco sinistro. Mentre viveva a Montorso Vicentino seppe delle nozze della sua amata con il cugino Francesco Savorgnan della Torre. 




Villa da Porto-Barbaran - Montorso Vicentino

Compose la Novella che nella prima stesura aveva un titolo lungo: "Historia novellamente ritrovata di due nobili amanti - con la pietosa loro morte intervenuta già nella città di Verona nel tempo del signor Bartolomeo della Scala"; poi nella seconda stesura, forse su suggerimento di Pietro Bembo, fu semplicemente intitolata "La Giulietta". La Novella fu dedicata alla sua amata Lucina.

Probabilmente se Luigi da Porto non si fosse ferito in battaglia in modo tanto grave da compromettere seriamente la sua speranza di sposare la sua amata Lucina, in quel di Montorso Vicentino dove si era ritirato non avrebbe scritto questa Novella che successivamente è stata tradotta in francese ed è giunta fino a Shakespeare quasi settantanni dopo esser stata tradotta in inglese.






Manoscritto in mostra presso Villa Selvatico - Codiverno di Vigonza


A proposito, chi volesse sentir raccontare delle vicissitudini di Luigi e Lucina lo può fare visitando Villa Selvatico dove vive Antonio da Porto, ultimo discendente di Romeo-Luigi.




 http://www.associazionegiuliettaeromeoinfriuli.it/?page_id=31

http://www.classicitaliani.it/cinquecento/giulietta_romeo/da_porto_giulietta_romeo.htm

http://www.magicoveneto.it/Vicenza/Montecchio/Montecchio_Castelli-Giulietta-Romeo.htm

http://divinacommedia.weebly.com/purgatorio-canto-vi.html 

http://www.villa-selvatico.com/it/giulietta-e-romeo

http://www.friulani.net/web/db/romeo-e-giulietta-la-vera-storia/