martedì 19 gennaio 2016

Cнегурочка La Fanciulla di Neve


Questa volta racconterò una fiaba della tradizione popolare russa.

Ne sono venuta a conoscenza dalla badante di mia mamma quando in occasione del Natale, abbiamo parlato delle nostre tradizioni. Io le ho parlato della Befana e della tradizione veneta e lei mi ha parlato della Fanciulla di Neve nella tradizione russa.

Anche loro durante le feste invernali, Capodanno, hanno come usanza l'arrivo di Nonno Gelo che insieme alla nipote, la Fanciulla di Neve, distribuiscono i doni ai bambini.

A riguardo ci sono varie fiabe popolari molto belle, ci sono due versioni della fiaba molto conosciute.

 Nella versione di Alexander Afanasiev, considerato l’equivalente russo dei Fratelli Grimm, nel 1869 aveva scritto una storia su un personaggio denominato “Snegurka”, una bambola di neve fatta da due poveri contadini, Ivan e Maria, che all’improvviso prendeva vita. 


"Tanto tempo fa vivevano in Russia un contadino di nome Ivan e sua moglie Marie. I due erano molto tristi perché non avevano avuto figli. Un freddo giorno d'inverno videro dei bambini del villaggio che costruivano un pupazzo di neve. "Facciamo anche noi un pupazzo di neve!" propose Ivan alla moglie. "Che bella idea" rispose Marie. "Però invece di un pupazzo preferirei costruire un bambino di neve, visto che il buon Dio non ce ne ha regalato uno vero". Allora i due uscirono in giardino e cominciarono ad ammassare la neve. Costruirono prima il corpo e poi le mani, i piedi ed in fine la testa. "Che cosa state facendo?" chiese un uomo che li guardava dall'altro lato dello steccato. "Non si vede? Una bambina!" 




rispose Marie. Ivan stava giusto attaccandole il nasino all'insù e il mento ma quando si mise a raccogliere un pò di neve per la bocca la bambina cominciò all'improvviso a respirare, aprì gli occhi e battè le mani e scosse il capo."Vieni qui mio piccolo fiore di neve!" esclamò felice Marie stringendosela al cuore. In quello stesso istante la neve si sciolse e come se il ghiaccio fosse stato un guscio d'uovo, ne spuntò una bambina che si lasciò prendere in braccio e portare dentro casa. Fior di Neve, così Ivan e Marie la chiamarono, era grande come una bambina di 13 anni.  
Era spiritosa e assennata e gli altri bambini ci giocavano volentieri assieme. La pelle le luccicava come la neve e i suoi occhi avevano il colore delle violette mentre i suoi capelli erano dorati e lunghi. Chiunque la vedesse ne rimaneva abbagliato. Ivan e Marie erano molto contenti della loro figlioletta. L'inverno passò e il sole cominciò a riscaldare la terra. I campi si inverdirono, le rondini tornarono e i bambini si misero a danzare per la gioia. Solo Fior di Neve diventava più triste di giorno in giorno senza un motivo apparente. 



"Che cosa ti manca figlia mia adorata?" le chiese Marie. "Non ti senti bene? Oppure qualcuno ti ha fatto qualcosa di male?" "Oh no mamushka, è tutto a posto" rispondeva Fior di Neve. Quando arrivò l'estate e germogliò il grano e nei giardini fiorivano i girasole la bambina si rattristava sempre più. Rifuggiva i raggi del sole e il calore e restava quasi sempre all'ombra. Solo nei giorni di pioggia prendeva vigore e anche il suo umore cambiava, era felice.




 Alla sera quando l'aria rinfrescava le tornava il sorriso e si rallegrava quando grandinava, i chicchi di grandine le sembravano più belli delle perle. Ma quando il sole tornava a splendere le tornava la tristezza. Quando venne la festa di San Giovanni i ragazzi decisero di celebrarla con un gran falò. Fior di Neve sarebbe dovuta andar con loro ma i suoi genitori non volevano darle il permesso. Alla fine, però, gli amici della ragazza riuscirono a convincerli. "Fate attenzione alla nostra figliola!" li pregò sua madre. "Lo sapete che non stiamo tranquilli quando la lasciamo da sola." "Non abbiate paura ce ne prenderemo cura noi", risposero le ragazze che erano contente di poter portare con loro l'amica. Giunti nel bosco i giovani raccolsero la legna, la accatastarono e al calar del sole le diedero fuoco. 




Poi si misero tutti in fila e cominciarono a saltare oltre le fiamme gridando a Fior di Neve: "Vieni, salta insieme a noi oltre il fuoco!" Così anche Fior di Neve non pensando al pericolo prese la rincorsa e saltò. Dopo un istante le amiche sentirono un grido di dolore seguito dal silenzio, si fermarono e si voltarono in direzione di Fior di Neve ma dell'amica non c'era traccia. "Forse è andata a nascondersi" disse una ragazza "venite! Andiamo a cercarla". 




Tutti si misero a cercare Fior di Neve ma nessuno la trovò. "Magari è già tornata a casa" disse qualcun altro e allora tutti corsero al villaggio. Ma Fior di Neve non era neanche lì. I contadini e gli abitanti della zona la cercarono per giorni e settimane, ma le loro ricerche furono vane. Alcuni temevano che fosse stata sbranata dalle belve selvagge, altri ipotizzarono che l'avesse rapita l'aquila. Nessuno sapeva però che il calore delle fiamme aveva trasformato Fior di Neve in una piccola nuvola bianca che era subito salita in cielo.




Nella versione di Ostrovskij, Snegurochka è figlia di Primavera la Bella e Babbo Gelo, desidera la compagnia degli esseri umani, ma è priva della capacità di amare. Sua madre alla fine gliela dona ma, essendo lei fatta di neve, si scioglie quando il suo cuore si riscalda non appena si innamora. In Questo caso si parla di innamoramento e di amicizie che si sentono tradite. 


Durante il regno di Nicola II, la figura di Snegurochka venne già associata alle feste invernali di fine anno e resta personaggio degli episodi legati al Natale fino a quando, dopo la Rivoluzione, l’Unione Sovietica proibì le feste religiose. 

È tornata a rivivere quando il Capodanno è diventato la più importante festa dell’inverno, in sostituzione del Natale, e per la precisione nel 1935. Da allora Snegurochka, diventata nel frattempo nipote di Nonno Gelo (anziché figlia), è una dei personaggi più importanti delle feste di fine anno in tutta la Russia. Insieme al nonno, in genere arriva portando regali.



  La versione animata del 1952, ricalca da vicino la versione di Ostrovskij, con musiche 
di Rimsky-Korsakov 


Kostroma è una delle città che in Russia si contendono la paternità della festa di fine anno: “Snegurochka”, la Fanciulla di Neve.

 Ded Moroz abita invece a Velikij Ustjug, nella regione di Vologda.



Ded Moroz - Nonno Gelo



Opera La Fanciulla di Neve con breve introduzione in russo.



domenica 10 gennaio 2016

DON BENIAMINO E LE SCHIAVE ROMENE






Questa volta voglio parlare per chi non ha voce e voglio sostenere chi con coraggio cerca di scuotere le coscienze e riportare sulla retta via uomini che si trasformano in BESTIE.

Voglio dare luce e e offrire il megafono del mio blog ad una situazione omertosa che coinvolge un intero paese, Vittoria in provincia di Ragusa.



Queste donne non possono permettersi di essere difese né possono ottenere GIUSTIZIA.

CHI PUO' DIFENDERLE? io posso solo DARE VOCE alle loro violenze che continuamente subiscono.

Mi SPIACE che anche le mogli di queste BESTIE siano conniventi. 

ONORE a Don Beniamino Sacco prete IN PRIMA LINEA in una realtà difficile dove tutto deve passare SOTTO SILENZIO. ONORE alle associazioni di volontariato che coraggiosamente seguono queste LAVORANTI STRANIERE POSTE IN SCHIAVITU' da propri concittadini.

Ci voleva L'INCHIESTA DELL'ESPRESSO per dare voce alle condizioni delle 5000 schiave romene! Don Beniamino ne parla da circa 10 ANNI.

MI SPIACE CHE SI CONTINUI A BESTEMMIARE CONTRO LA COSTITUZIONE ITALIANA:

Art. 3

Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. 

E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese. 

Art. 1

L'Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.

PER CHI CREDE CONTRO DIO:

l'Uomo e la Donna sono a immagine e somiglianza di Dio, siamo figli di Dio e la nostra preghiera ce l'ha insegnata Gesù: il Padre Nostro. Dunque chi commette peccato contro l'umanità pecca contro Dio.

Voglio dare sostegno a queste donne che per lavorare sono costrette a subire VIOLENZA SESSUALE.


Che a don Beniamino non manchi mai la forza e l'entusiasmo di recuperare le "pecore smarrite" a noi cittadini serve fare giustizia.



UNA SCHIAVA NON HA PREZZO
SE NON HA PREZZO NON HA VALORE
SE NON HA VALORE ANCHE SE NE ABUSO
NON COMMETTO REATO.


FACCIAMO IN MODO CHE UN ESSERE UMANO NON SIA CONSIDERATO UNO SCHIAVO!




FACCIAMO IN MODO CHE TUTTO CIO' FINISCA!

martedì 5 gennaio 2016

LA BEFANA





La befana vien di notte
con le scarpe tutte rotte

col cappello e la sottana 
viva viva la befana!

Su una scopa vien dal cielo
coperta tutta da un nero velo

quando i bimbi sono a letto
lei si cala giù sul tetto

scende giù per il camino
in silenzio pianin pianino

nella calza ha messo i doni
come pure dei carboni

presto svegli la mattina 
a vedere la calzina!






FESTA DELLA SENSA



La Festa della Sensa era una festività della Repubblica di Venezia in occasione del giorno dell'Ascensione di Cristo - in dialetto veneziano Sensa. Essa commemora due eventi importanti per la Serenissima Repubblica di Venezia

Il primo evento si riferisce al 9 maggio dell'anno 1000 nacque infatti per festeggiare e tramandare l'impresa navale del Doge Pietro Orseolo II
Il Doge partì nel giorno dell'Ascensione di quell'anno con la flotta della serenissima per correre in aiuto alle popolazioni della Dalmazia minacciate dai pirati slavi Narentani che infestavano le coste istriane.

  
Doge Pietro Orseolo II                           Nave pirata a Venezia

Il secondo evento è collegato all'anno 1177, quando, sotto il doge Sebastiano Ziani, Papa Alessandro III e l'imperatore Federico Barbarossa stipularono a Venezia il trattato di pace che pose fine alla diatriba secolare tra Papato e Impero. Un risultato cui concorre in misura determinante la mediazione del Doge Sebastiano Ziani. 


Palazzo Ducale Venezia - Incontro tra Federico Barbarossa, Papa alessandro III e il Doge Sebastiano Ziani

In segno di riconoscenza Papa Alessandro III consegna al doge un anello benedetto pronunciando le seguenti parole: "Ricevilo in pegno della Sovranità che Voi e i successori Vostri avrete perpetuamente sul Mare" e poi impone le nozze tra Venezia e il Mare:"Lo sposasse lo Mar sì come l'omo sposa la dona per essere so signor".

La formula dello Sposalizio pronunciata da Alessandro III al Doge, nell'atto di consegna dell'anello d'oro riportata dal cronista del tempo, il Sabellico:"Ricevi questo ò Ciani, e per mia autorità, con questo pegno ti farai il Mare soggetto, la qual cosa tu, e tuoi Successori, ogn'anno in tal giorno osserverete, acciò quelli, che haveranno a seguire, intendano la Signoria del Mare per ragion di guerra esser vostra, e come la moglie all'uomo, così il Mare al vostro Dominio esser sottoposto."

Il Papa dona l'anello al Doge


In occasione di questa festa si svolgeva il rito dello Sposalizio del Mare


Festa della Sensa - Antonio Canaletto


In quel giorno, ogni anno, il Doge, sul Bucintoro, raggiungeva S. Elena all'altezza di San Pietro di Castello. Ad attenderlo il Vescovo, a bordo di una barca con le sponde dorate, pronto a benedirlo. Per sottolineare il dominio della Serenissima col mare, la Festa sarebbe culminata con una sorta di rito propiziatorio: il Doge, una volta raggiunta la Bocca di Porto, lanciava nelle acque un anello d'oro. 

La cerimonia della Sensa diviene nel tempo la più importante rappresentazione popolare e istituzionale creando il mito della Serenissima Regina dei Mari.
A rafforzare la rilevanza della Festa della Sensa vi è un altro Beneficio Papale: Alessandro III grato per la "poderosa assistenza e per il cortese ospizio donatogli nella persecuzione da esso patita per Federico Barbarossa Imperatore" concesse indulgenze a tutti coloro che avessero visitato la "Cappella Ducale" -  cioè la Basilica di San Marco, negli otto giorni successivi la Festa poi divenuti quindici.


Festa della Sensa - Francesco Guardi




L´incentivo religioso di poter ottenere perdono per i peccati, fece giungere ogni anno in laguna per l´occasione dello Sposalizio di Venezia col Mare, una grande folla di pellegrini.

L´indole veneziana a integrare Sacro e profano portò a istituire, nel 1180, la Fiera della Sensa, dove alle merci esotiche provenienti dai commerci veneziani si affiancavano i prodotti raffinati dell´artigianato locale.


Allestita dapprima su barche in legno e poi ospitata in Piazza San Marco nel recinto di botteghe disegnato dal Sansovino nel 1534, la Fiera della Sensa divenne una delle maggiori esposizioni europee. Si svolgeva in Piazza San Marco e durava 15 giorni

Era l'occasione per esporre merci rare, le ultime novità della moda, esibire opere di artisti e curiosità di tutto il mondo. Le migliaia di persone che accorrevano nella città lagunare trasformavano l'avvenimento in un prolungamento del Carnevale con feste pubbliche e private, la riapertura dei teatri pubblici e la possibilità di indossare le maschere.






La nuova "Fabbrica"

Per disciplinare il mercato furono costruite delle apposite strutture lignee che ospitavano le botteghe disposte su più file. La definitiva razionalizzazione avvenne nel 1777 con il progetto di una apposita struttura a pianta ellittica: costruita in legno senza l'uso dei chiodi e facilmente montata e rimontata. Ospitava 114 botteghe ed era abbellita da statue, decorata a marmorino e illuminata da 200 lampioni di cristallo. Durò solo 20 anni perché con la caduta della Repubblica di Venezia nel 1797 ne subì la definitiva distruzione.

Gabriel Bella, La fabbrica della Sensa del Maccaruzzi






La Festa della Sensa oggi



Dal 1965 Venezia è tornata a celebrare l'evento nel mese di Maggio, con un corteo acqueo da San Marco al Lido di imbarcazioni tradizionali a remi organizzate dal Coordinamento delle Società Remiere di Voga alla Veneta, alla cui testa c'è la "Serenissima", imbarcazione sui cui prendono posto il sindaco e le altre autorità cittadine e da cui viene tutt'oggi celebrato il rito dello sposalizio con il mare attraverso una suggestiva cerimonia di lancio in acqua di un simbolico anello e la successiva funzione religiosa nella chiesa di San Nicolò di Lido.

Inoltre, la festa è l'occasione per celebrare il "Gemellaggio Adriatico", che riunisce oggi alla Serenissima una città o un'area geografica che ha avuto nella storia un particolare rapporto con Venezia, unite in un vincolo culturale, di amore per il mare e per le attività ad esso collegate.
prossima data: 8 maggio 2016


LA SCHOLA DEI CALEGHERI E ZAVATERI

A novembre 2015 ho terminato il corso come Industrializzatore di prodotto e di processo settore calzaturiero e in omaggio a questa attività che all'origine dei tempi era prettamente artigianale dedico questo post.

Io abito in Veneto che nei secoli passati faceva parte della Repubblica Serenissima di Venezia la quale regolamentava oltre le attività artigianali anche gli usi e costumi dei territori veneziani. Qui mi soffermo sulla storia delle Confraternite dei Calegheri. La Confraternita dei Calegheri si è costituita prima di quella dei Calegheri tedeschi. Anche gli stranieri che abitavano nei territori della Repubblica di Venezia e che operavano in qualità di artigiani sottostavano a dei regolamenti, le Mariagole cioè degli statuti che regolavano le attività artigianali e fungevano da regolamento sindacale di categoria. I controlli delle confraternite sul rispetto delle regole erano severi e le innovazioni erano di difficile applicazione.

 

 

 
Particolari della Scoletta dei Calegheri

La Schola dei Calegheri e Zavateri in Campo San Tomà a San Polo dal 1446. Oggi l’edificio è sede della biblioteca civica.

La lunetta ogivale del portale, posto in posizione centrale, contiene un bassorilievo della cui policromia restano ancora tracce sullo sfondo e sulle vesti. Esso rappresenta San Marco che guarisce Sant’Aniano (1478), opera dell’importante scultore quattrocentesco Pietro Lombardo.

Narra la leggenda che l’Evangelista Marco, dopo il suo viaggio nella Cirenaica, giunse ad Alessandria in Egitto; qui fu costretto a cercare un calzolaio perchè uno dei suoi sandali si era rotto. Si recò quindi nella bottega di Aniano il quale, mentre era intento nelle riparazioni, si punse la mano con l’ago da lavoro. Il calzolaio proruppe allora nel grido Heis ho Theos (Dio è uno) in preda al dolore. Marco colse l’occasione per predicargli il Vangelo, guarendogli nel frattempo miracolosamente la ferita. Per questo Sant’Aniano è considerato patrono dei calzolai. Sull’architrave della porta della Schola dei Calegheri e Zavateri ci sono dei rilievi che rappresentano calzature dell’epoca.

La Confraternita aveva carattere sociale, sindacale e religioso, al centro della facciata una scultura che raffigura la Madonna della Misericordia adorata dai confratelli, risalente al XIV secolo. All'interno della Schola sono ancora presenti nella sala principale tracce degli affreschi del XV secolo: Annunciazione e Santi.


 
                                                          

Come dicevo, Venezia aveva dettato le misure e le forme delle suole cui tutti i cerdones di Venezia e Padova dovevano attenersi. La scritta dello Stemma "S. FRATELITA CASOLARI REGNATI" ha il seguente significato: "S" sta per Sacra, "Fratelita" significa Fraglia e "Casolari" l'unione delle parole: calegarii e solatores cioè Calzolai e suolatori; "Regnati" indica la regolamentazione mediante statuto. La scritta contorna i simboli del trincetto a sinistra con le calamerie (unità di misura per segnare e tagliare le suole) e la suola a destra.
La Confraternita trovò la sua prima sede all'interno dell'attuale Accademia delle belle arti per poi stabilirsi definitivamente in Campo San Tomà nell'edificio chiamato allora Schola di Sant'Aniano - Arte dei Calegheri e Zavateri.




                              insegna Calegheri presso Museo Corner - Venezia e arnesi del mestiere
    

L'Arte dei calegheri e zavateri riuniva gli artigiani calzolai di nazionalità italiana e non tedesca, questi infatti avevano una loro schola, e lavoravano in ambiti ben separati: i calegheri adoperavano cuoio nuovo per scarpe e stivali, mentre gli zavateri usavano cuoio vecchio per ciabatte e zoccoli.
Anche se i primi non potevano utilizzare cuoio usato per confezionare scarpe e stivali e i secondi non potevano utilizzare cuoio nuovo per confezionare ciabatte, ciò per evitare di creare una situazione di concorrenza. la rivalità fra i due settori fu sempre molto accesa.

Nel 1773 il censimento contava: 338 capimaestri, 181 garzoni, 653 lavoranti; 340 botteghe, 22 "posti chiusi", 165 "inviamenti".

Confraternita dei Calegheri
Istituzione
29 dicembre 1446 (mariegola) 1271 (Capitolare) altri: 15 luglio 1383
Colonnelli
socholari (zoccoli); patitari (pattini o suole di legno adattate al piede con striscie di cuoio); calegheri (calzari, scarpe e stivali nuovi); zavateri di arte vechia (che riparavano le scarpe usate); solari (tagliavano le suole sulle pezze di cuoi per venderle al pubblico che le usava sotto le calze, in sostituzione delle scarpe)
Sede
in campo San Tomà
Mariegola
smarrita. Altra documentazione presso l'Archivio di Stato, Venezia
Insegna
olio su tela del 1729, conservata presso il Museo Correr, Venezia
Condizione
Scuola "aperta"
Arte
di consumo
Patrono
Sant'Aniano
Chiesa
San Tomà (in precedenza: Carità)
Altare
di Sant'Aniano, secondo a destra
Magistrature
di controllo
Giustizieri Vechi (disciplina ed economia)
Provedadori sora la Giustizia Vechia (disciplina ed economia)
Magistrato alle Beccarie (consumo di pelli)
Colegio a la Milizia da Mar (gravezza pubblica)


A fianco della corporazione locale, il 15 luglio 1383, si formò una ‘Confraternita dei calegheri tedeschi’ che fissò la sua sede in Calle delle botteghe a San Samuele. 


 
Scuola dei Calegheri tedeschi


 
Ospeal dei Calegheri tedeschi, Calle delle Botteghe


Le Schole e le Confraternite vengono abolite nel 1805 per effetto degli editti napoleonici.




   

Pianelle e Cioppine veneziane

Dal 1446 i Calegheri ebbero il privilegio di donare ogni anno in occasione della Festa della Sensa un paio di zoccoli alla Dogaressa, consorte del Doge di Venezia.