lunedì 8 febbraio 2016

MADONNA CANDELORA


Il 2 febbraio la Chiesa Cattolica celebra la Presentazione di Gesù al Tempio. Tale celebrazione è conosciuta come la Candelora.




Questo perché in tale giorno si benedicono le candele simbolo di "Gesù Luce delle genti" così come venne chiamato Gesù da Simeone al momento della sua presentazione al Tempio di Gerusalemme come prescriveva la legge giudaica per i primogeniti maschi.


Presentazione al tempio di Gesù - Giotto - Cappella degli Scrovegni Padova


La festa è anche detta della Purificazione di Maria perché, secondo l'usanza ebraica, una donna era considerata impura del sangue mestruale per un periodo di quaranta giorni dopo il parto di un maschio e doveva andare al Tempio per purificarsi. Il 2 febbraio cade proprio dopo 40 giorni dal 25 dicembre data del parto di Gesù.

Le celebrazioni legate alla luce in questo periodo dell'anno esistevano anche in alcune tradizioni religiose pre-cristiane come quella celtica, la Festa di Imbolic, e quella romana, la celebrazione dei Lupercali.  Secondo alcuni storici tali festività preesistenti furono sostituite con la Candelora cristiana vista anche la coincidenza del periodo di 40 giorni dopo la nascita di Gesù.



Presentazione al Tempio di Andrea Mantegna - Berlino

La Festa di Imbolic nella tradizione celtica, segnava il passaggio tra l'inverno e la primavera cioè tra il momento di massimo buio e freddo e quello del risveglio della luce. La festività celebrava la Luce che si rifletteva nell'allungamento della durata del giorno e nella speranza per l'arrivo della primavera. Era tradizione celebrare la Festa accendendo lumini e candele.




Festa di Imbolic


In epoca cristiana la Festa di Imbolic venne equiparata alla Candelora e poiché la Festa pagana era sotto gli auspici della dea Brigit il cristianesimo la trasformò nella ricorrenza di Santa Brigida.



Nella religione romana il mese di Febbraio, ultimo mese dell'inverno, era dedicato ai riti di purificazione e fecondità. L'antico verbo "februare" significa purificare ed è connesso con il dio etrusco degli inferi Februus a cui si offrivano sacrifici nella seconda metà del mese.



dio degli inferi etrusco Februus

Fra questi riti, due erano particolarmente importanti: il primo era dedicato alla dea Giunone Sospita -Salvatrice - protettrice dei parti. Veniva fatta una processione notturna con fiaccole che rievocava la dedicazione del tempio alla dea sul Palatino. 


Lupercali


Il secondo rito si celebrava verso la metà di febbraio, i Lupercali. Era un rito carnevalesco nel corso del quale i celebranti, ricoperti esclusivamente con pelli strappate a capre appena sacrificate, percorrevano di corsa la Via Sacra colpendo con corregge di pelle di capra tutte le donne che incontravano. I colpi venivano accettati di buon grado poichè si pensava che assicurassero la fecondità.

Con il cristianesimo la Chiesa di Gerusalemme fissò originariamente il 15 febbraio come ricorrenza di due riti che secondo la tradizione ebraica dovevano essere celebrati quaranta giorni dopo la nascita di un figlio maschio: la Presentazione al Tempio per la circoncisione e la Purificazione della madre.

Successivamente, avendo poi fissato la nascita di Cristo il 25 dicembre la Chiesa di Roma spostò la ricorrenza al 2 di febbraio anche per evitare l'imbarazzante coincidenza con la sfrenata Festa dei Lupercali che era ancora molto popolare.

Tra le due feste religiose cristiane: la Presentazione di Gesù al Tempio e la Purificazione di Maria la prima era considerata più importante. Data la compresenza della celebrazione del rito in onore a Giunone si cercò ad un certo punto di dare maggiore rilievo anche alla Purificazione di Maria per distogliere i fedeli dall'antico rito pagano.


A livello locale esistono diversi proverbi riguardo la Candelora io qui ne cito due:

Trieste

Se la vien con sol e bora
de l'inverno semo fora.
Se la vien con piova e vento
de l'invrno semo drento.


Padova

A Candelora
dall'inverno semo fora,
ma se piove e tira vento
dall'inverno semo dentro.

sabato 6 febbraio 2016

IL RATTO DELLE MARIE


In origine il 2 febbraio, festa della Purificazione di Maria, a Venezia vi era l'usanza di benedire le coppie che si sarebbero sposate entro l'anno.

Pare che la Festa delle Marie sia stata istituita nel IX secolo a Venezia per incrementare i matrimoni in una città che ancora era poco abitata. Si voleva in quella particolare occasione dare aiuti a chi si trovava in condizioni disagiate. Questi matrimoni erano possibili grazie alla donazione della dote fatta dai nobili di Venezia alle fanciulle e al successivo omaggio del Doge.
Era consuetudine del Doge concedere in prestito alle fanciulle gli splendidi gioielli provenienti dal tesoro della città. Le doti erano portate in casette di legno appositamente costruite e chiamate "arcelle" o "capselle".



Le dodici fanciulle che venivano scelte, 2 per sestriere, Venezia è divisa in Sestrieri, tra le più povere e belle e soprannominate Marie. I matrimoni venivano poi celebrati presso la Basilica di San Pietro di Castello.








Il corteo delle Marie sfilava in una processione di barche con anche il Bucintoro per i rii della città, si assisteva a funzioni religiose nelle principali chiese di Venezia e si poteva partecipare a balli, musiche e rinfreschi organizzati dai cittadini. Il Doge seguito dai nobili accompagnava le spose a San Marco e consegnava loro i ceri benedetti e le invitava ad un banchetto in Palazzo Ducale.



La possibilità di avvicinarsi alle Marie era considerata di buon auspicio, oltre che un'occasione per veneziani e stranieri di vedere da vicino delle ragazze meravigliose con addosso gioielli rari e pregiatissimi. Sono le ragazze ad assumere il ruolo predominante nei festeggiamenti in quanto future spose e madri di veneziani forti e coraggiosi.  I futuri mariti rimangono nell'ombra durante il periodo dei festeggiamenti. La Festa si protraeva per molti giorni, anche due settimane.

  
Nell'anno 844, sotto il Doge Pietro Tradonico o, come alcuni cronisti tramandano, nel 946 sotto il dogale di Pietro III Candiano, mentre le dodici fanciulle agghindate con i più bei gioielli venivano condotte in barca al "rito della purificazione" alla chiesa di San Nicolò al Lido, un gruppo di pirati narentani provenienti dalle coste dalmate capitanati dal Gaiolo assaltarono la la barca e rapirono le dodici spose e i loro beni e fuggirono a bordo di due veloci vascelli si dileguarono velocemente.




La rabbia e l'indignazione dei veneziani furono tremende. Ripresisi dallo stupore di quell'arrembaggio costituirono immediatamente una flotta che, condotta dallo stesso Doge Pietro Candiano in persona inseguì i pirati fino alle coste di Caorle nei pressi della foce del fiume Livenza. I veneziani ebbero anche l'appoggio dei caorlesi ed insieme sconfissero e uccisero i pirati. I veneziani liberarono le dodici fanciulle e recuperarono il bottino quindi fecero ritorno a Venezia. Da allora il luogo della battaglia con i pirati fu chiamato Porto delle Donzelle, ora Porto Santa Margherita.




Fatto ritorno a Venezia fu organizzata una grande festa con le dodici Marie portante in trionfo per le calli della città.

  




Da quell'evento la Festa delle Marie assunse anche il significato di ringraziamento alla Madonna per la sua intercessione e commemorare la vittoria sui pirati. Nel corso degli anni il numero delle Marie è cambiato diverse volte.

Nel tempo anche il significato e l'interesse verso questa festa mutò.  Infatti la Festa delle Marie creava non poco scompiglio: accadeva spesso che le ragazze in procinto di sposarsi venissero corteggiate, o nel peggiore dei casi violentate dagli uomini accorsi a vederle. 

Inoltre il sorteggio delle Marie causava aspri attriti tra le famiglie, tanto tra quelle povere che, in caso di perdita protestavano per la mancata vittoria; tanto tra quelle ricche che non volevano sobbarcarsi gli oneri economici previsti. 
Così a partire dal 1343 le dodici bellissime fanciulle in "carne ed ossa" vennero sostituite da statue di legno chiamate "Marione" o "Marie di Toa"-Marie di legno.





Esse venivano vestite e ingioiellate, ma a differenza delle Marie "umane" non venivano munite di dote e al termine della Festa il corredo tornava alla famiglia che ne deteneva il legittimo possesso. Con questa impostazione però la Festa delle Marie perse molto il suo senso originario e insieme ad esso il favore dei veneziani che reagirono in maniera sdegnata e rabbiosa cercando addirittura di sabotare la festa.
Le dodici Marione erano spesso oggetto di scherno e venivano colpite da lanci di pietre o di immondizie. Per cercare di debellare tale comportamento da parte dei veneziani nel 1349 fu emanata una legge che vietava il lancio di oggetti verso le Marie de Toa, la trasgressione era punita con la galera. Nel 1379 la Festa delle Marie fu soppressa.

La rievocazione storica della Festa delle Marie è stata ripresa nel 1999 con alcune varianti, il 2 febbraio di ogni anno la Maria eletta la più bella delle dodici interpreta il "Volo dell'Angelo" - La Colombina - in Piazza San Marco come apertura del Carnevale.




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martedì 2 febbraio 2016

IL PONTE DI BASSANO



L'antico nome di Bassano si pensa risalga al II secolo A.C. quando i Romani resero coltivabile il territorio. Fundus Baxiani indicava infatti la proprietà agricola di un certo Bassio o Bassus.




Camminare per Bassano si respira la Storia, la Storia dei grandi eventi e la Storia dell'Arte. Poi c'è la storia famigliare, quella che coinvolge la popolazione di Bassano i cui parenti a vario titolo la Grande Storia l'hanno fatta.

La Storia. Nel Medio Evo il territorio veneto era conteso da varie città che cercavano di espandere i propri confini anche con sanguinose guerre e complotti. Sempre il territorio veneto è stato per secoli territorio di confine tra le genti italiche, che confinavano con Ferrara e Milano, in quanto confine tra territori papali e Sacro Romano Impero con Federico Barbarossa, genti germaniche. Vi erano inoltre vari Signori della Guerra che poi ottenevano diritti territoriali ed erano appoggiati politicamente dal Papa o dall'Imperatore. Una storia a parte la merita gli Ezzelino. Qui nominati perché estesero il loro dominio anche su Bassano.

Alla morte di Ezzelino III nel 1259 i bassanesi ottennero la protezione di Padova riservandosi tutti i beni e i diritti dell'epoca ezzeliana e uno statuto comunale.
A partire dal 1260 Bassano viene sottomessa prima a Vicenza, 1260-68, poi a Padova, poi a Verona e di nuovo a Padova per passare sotto il governo dei Visconti nel 1388.

L'espansione territoriale della Repubblica di Venezia giunse fino a Bassano il 10 giugno 1404. Anche qui, non è che tutti fossero felici di stare sotto i veneziani vedi Padova e i Carraresi ma per la cronologia degli eventi rimando al sito: http://www.magicoveneto.it 
A Bassano venne data una certa autonomia.

Il 27 dicembre del 1760 il Senato Veneto innalzò Bassano al rango di città.

Bassano è attraversata dal fiume Brenta che la divide in due. Il Ponte Vecchio o Ponte degli Alpini nei secoli ha subito numerosi interventi e ricostruzioni dalla data della sua costruzione documentata nel 1209 ad opera di Gerardo Maurisio.





Fu Andrea Palladio che nel 1569 progettò il nuovo ponte ligneo dandogli l'aspetto attuale. Una piena del Brenta nel 1748 distrusse l'opera palladiana che fu poi ricostruita da Bartolomeo Ferracina tre anni dopo. 

L'8 settembre del 1796 Napoleone sconfisse gli austriaci a Bassano dando inizio a un periodo tormentato per tutto il territorio. Con la caduta di Venezia e la firma del Trattato di Campoformio Napoleone cede i territori della Serenissima all'Impero Austroungarico istituendo il Regno Lombardo-Veneto dove il Veneto diventa il granaio dell'Impero degli Asburgo.
Senza contare le opere d'arte trafugate da Napoleone e portate i Francia come bottino di guerra. Anche Ugo Foscolo che tanto inneggiava al Liberatore ne fu profondamente deluso, era un'altro conquistatore punto.


Nel 1813 il Ponte fu incendiato dal Vicerè Eugenio di Beauharnais e successivamente riedificato nel 1821 da Angelo Cesarotti.

Durante il Regno Lombardo Veneto Bassano passa sotto la provincia di Vicenza. Il Regno Lombardo Veneto entrò a far parte del Regno d'Italia nel 1866 per effetto della pace di Vienna.

Arriviamo alla Grande Guerra del 1915-18. Con la disfatta di Caporetto nel 1917 si riversarono in città centinaia e centinaia di soldati seguiti da intere carovane di fuggiaschi civili provenienti dai vari paesi invasi dagli austro-ungarici. Furono giorni terribili anche perché gli austriaci erano quasi alle porte della città in quanto il fronte di guerra si era attestato sul Monte Grappa e nella Valsugana.

A seguito del tragico bilancio della guerra, 23.000 soldati sono sepolti sull'Ossario del Grappa, il governo fascista decise nel 1928 di cambiare il nome della città: da "Bassano Veneto" a Bassano del Grappa.






Il nostro esercito di terra era formato da fanteria e poi dagli Alpini, che non so esattamente perché ma sono amati da tutti. Nelle loro canzoni c'è il quotidiano di trincea, la nostalgia di casa, la nostalgia dell'amata e poi alcuni canti religiosi che a sentirli fanno venire la pelle d'oca come "Signore delle Cime":



Signore delle Cime di Bepi de Marzi



Coro Brigata Cadore - Sul Ponte di Bassano


Museo Ponte degli Alpini


Arriviamo alla seconda Guerra Mondiale. Dopo la firma dell'armistizio l'8 settembre 1943 una parte d'Italia, la Repubblica Sociale Italiana, della quale il Veneto faceva parte, si schierò con i tedeschi nel proseguo della guerra. In realtà anche nel territorio della RSI c'erano civili e soldati a favore e civili e soldati contro, infatti si potrebbe benissimo dire che iniziò una guerra civile all'interno di una guerra mondiale. Quelli che erano contro l'essere ancora alleati ai tedeschi erano considerati nemici della Patria, non era solo finire o meno la guerra era anche, una volta in pace, che tipo di governo dare alla nazione: ideologia comunista con governo alla Stalin o ideologia capitalista guardando all'America. In guerra le tinte sono forti e le sfumature o i compromessi, il dialogo cedono il passo al bianco o nero, o meglio, rosso. 

Così anche Bassano nel suo piccolo fu toccata da vicino da tutti questi avvenimenti.

Il 26 settembre del 1944 a Bassano vennero impiccati 32 partigiani lungo il viale che poi si chiamerà Viale dei Martiri. Dal 20 settembre fino alla fine del mese nella battaglia del Grappa morirono 171 impiccati, 603 vennero fucilati e 804 persone furono deportate, di queste 600 non fecero ritorno.






Monte Grappa 1944 - Documentario storico







26 settembre 1944



Il ponte fu poi raso al suolo per la terza volta il 17 febbraio 1945 appena passate le 19.00, ora in cui iniziava il coprifuoco.  Il Ponte Vecchio di Bassano veniva lacerato da una forte esplosione. L'azione di sabotaggio, che faceva parte di un piano più vasto voluto dagli Alleati contro i ponti della Pedemontana, fu eseguita da un gruppo di 15 partigiani tutti armati e in bicicletta due dei quali trainavano, ciascuno a rimorchio, un carrettino carico di esplosivo innescato. I danni furono notevoli e ci furono anche due vittime. Il comandante del gruppo era Primo Visentin nome di battaglia "Masaccio" come ricorda la targa presente ancora sul ponte.

Per rappresaglia i nazisti prelevarono dalle prigioni tre partigiani e li fucilarono sul ponte, si chiamavano: Federico Alberti, Cesare Lunardi e Antonio Zavagnin. Venne da loro indossato un cartello con scritto:"Io sono un bandito". 




17 febbraio 1945


Il ponte fu poi ricostruito secondo l'originale disegno di Andrea Palladio per espressa volontà degli Alpini, da quel momento è nato il nome di Ponte degli Alpini che venne inaugurato il 3 ottobre del 1948 alla presenza di Alcide De Gasperi.

Il Ponte fu poi gravemente danneggiato dall'eccezionale alluvione del 4 novembre 1966 da allora viene effettuato un sistematico restauro strutturale.




 1947 - Ricostruzione del Ponte Vecchio detto poi il Ponte degli Alpini



Vista dal Ponte degli Alpini

La Pace non è mai scontata e la Storia dovrebbe ricordarcelo.