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martedì 5 gennaio 2016

LA BEFANA





La befana vien di notte
con le scarpe tutte rotte

col cappello e la sottana 
viva viva la befana!

Su una scopa vien dal cielo
coperta tutta da un nero velo

quando i bimbi sono a letto
lei si cala giù sul tetto

scende giù per il camino
in silenzio pianin pianino

nella calza ha messo i doni
come pure dei carboni

presto svegli la mattina 
a vedere la calzina!






sabato 30 maggio 2015

MELCHIORRE CESAROTTI




Villa Cesarotti Fabbris - Selvazzano Dentro Padova

La Villa fu la dimora di campagna di Melchiorre Cesarotti, letterato, filologo e traduttore padovano vissuto tra il 1730 e il 1808. Celebre è la sua traduzione dei Canti di Ossian poema epico scozzese di James Mcpherson. 
La Villa fu edificata nel Seicento dalla famiglia Cesarotti di Padova. Nel 1871 l'abate Melchiorre Cesarotti vi si trasferì e ne fece il suo rifugio campestre.

La Villa fu visitata da importanti poeti e scrittori del tempo tra cui Madame de Stael, Vittorio Alfieri, Ippolito Pindemonte e probabilmente anche dal suo allievo ribelle Ugo Foscolo.
All'interno della Villa si trovano le stanze che il letterato aveva chiamato della Filosofia positiva, della Filosofia pratica, della Letteratura.




Il Cesarotti progettò anche il Parco secondo i canoni inglesi: esso presentava un boschetto funebre con erme iscrizioni. Il fiume Bacchiglione costituiva un'importante elemento di questo "giardino campestre" che però fu compromesso con il taglio del meandro.

Dal 2012 Villa Cesarotti è sede dell'ANCI-Veneto.



Ragione, Umanità e Giustizia.
Queste dovrebbero essere le vere dominatrici della terra
ma esse non sono che le regine detronate.




  
Melchiorre Cesarotti                                James Mcpheron

 

Il poeta combattente

Siamo in epoca preromantica e l'amore per il Medioevo dilaga in tutta Europa. In questo periodo ebbero grande popolarità i Canti di Ossian, poemetti scritti in stile medioevale dallo scozzese James Mcpheron. Il Medioevo era inoltre il periodo storico in cui sorsero le lingue e le culture nazionali, e molti romantici erano convinti nazionalisti fortemente impegnati nelle lotte per l'indipendenza del proprio Paese.

Letteratura, arte e politica si incrociano.





Ossian e Malvina



Ugo Foscolo -L'allievo ribelle



"All'uom di genio, al Poeta della nazione, al Traduttore finalmente dell'Ossiano mi accingo a rendere tributo che già il mio cuore gli rese dal primo istante ch'io cominciai a leggere i versi suoi" (Ugo Foscolo - Venezia, 28 settembre 1795, in Ep. I, pp. 17-8)

Il Foscolo associa il Cesarotti a Parini, Alfieri e Monti come responsabili del rinnovamento del linguaggio poetico italiano avvenuto negli ultimi decenni del Settecento.


mercoledì 10 luglio 2013

EVELINA 1 Puntata

Con questo post inizio con 
i racconti d'estate stile Feuilleton scritti da me
poesie e romanzi a puntate che qui saranno anche corredati da immagini disegnate da me.


Iniziamo con Evelina. Buona lettura!



Evelina era una sognatrice. Donna intelligente e amante delle cose belle. Sapeva che nel suo ambiente, media borghesia negli anni '30, le donne che manifestavano troppo apertamente la loro intelligenza se non avevano charme o non erano pure belle, risultavano un poco "fastidiose". Perciò la sua era un'intelligenza discreta, sensibile. La sua famiglia faceva parte della Venezia bene e lei, con il suo matrimonio con un alto funzionario delle poste conduceva una vita tranquilla e agiata. Aveva altre due sorelle, Carlotta e Maria, sposate e con figli. Lei al momento non ne aveva e si concentrava sulla conduzione della casa, sui suoi pellegrinaggi a Trieste al Santuario di Santa Maria Maggiore e sulla sua passione per le scarpe. Evelina era una persona precisa e ordinata, dell'abbigliamento non sopportava gli abiti mal stirati e le scarpe non tirate a lucido o eccessivamente usurate. Diceva che a Trieste aveva il suo calzolaio di fiducia, Gianni.



Così ogni venerdì mattina prendeva il treno per recarsi a Trieste, andata e ritorno in giornata, scendeva alla stazione e andava al Santuario. Al ritorno dai gesuiti, si fermava in un bar a prendere un cordiale, una puntatina in bagno e poi di nuovo verso casa. Era abitudinaria Evelina e si irritò molto quando una volta dovette rinunciarvi causa un brutto raffreddore. Evelina non era molto alta, e usava con vezzo calzature con la zeppa che diceva essere disegnate dal grande stilista Salvatore Ferragamo. Andava a fare spese a Milano a ogni inizio stagione e tornava con le sue agognate scarpe con gli occhi che le brillavano e un sorriso che la rendeva luminosa. Il marito Stefano, visto che non aveva molte altre pretese, la assecondava. In fondo come funzionario ci teneva ad avere una moglie in ordine, che si presentasse bene.

EVELINA 2 Puntata


Evelina aveva una cura religiosa per le sue scarpe, e quando serviva, pare spesso, le portava a Gianni perché  se ne prendesse cura. Dopo tre anni di matrimonio con Stefano arrivò Giulia la loro unica figlia. Una bimba sveglia e vivace. Anche con l'arrivo di Giulia Evelina non rinunciò al suo appuntamento settimanale a Trieste. Era rimasta molto scossa dalle leggi razziali che colpivano in modo particolare una sua carissima amica e la sua famiglia. Tutti conoscevano Evelina come persona riservata, ma da quando la sua amica fu trasferita in Germania diventò ancora più taciturna. Il mondo intorno a lei continuava come al solito: le preoccupazioni delle sorelle per i figli, le lezioni di piano di Giulia, il mondo si svolgeva e si fermava ai confini del suo paese di campagna veneziana con i suoi ritmi, dove tutti sanno tutto di tutti e dove qualsiasi innovazione era percepita con disturbo, fuori dal normale andamento di vita quotidiana.




Quando scoppiò la guerra, gli animi si scaldarono anche in paese, tutti avevano una propria opinione e la manifestavano, tranne Evelina. Le sue sorelle la trovavano fuori dal mondo, una sognatrice che viveva in un suo mondo fatto di santuari e dalle sue scarpe con la zeppa. Evelina le lasciava dire sapeva che non poteva dire ciò che aveva nel suo animo. Avrebbe sconvolto più di qualcuno compreso suo marito Stefano. Preferì mantenere un profilo basso e non avere continuamente i riflettori puntati su di lei. Si diceva in paese che ci fossero da qualche parte nel territorio veneziano dei partigiani o comunque dei socialisti che si stavano organizzando per combattere contro i tedeschi. Il marito di Evelina tentò di convincerla a rinunciare ai suoi viaggi a Trieste, in vano. 

EVELINA 3 Puntata



Anche in piena guerra e con qualche difficoltà e magari non ogni settimana, riusciva ad avere il passaggio per Trieste, non più in treno ma in camion. Un paesano faceva la spola per il rifornimento di merci e beni di prima necessità, Evelina in cambio del passaggio lo aiutava con la contabilità e stilava la lista dei beni da acquistare. Andrea questo era il suo nome, era sempre stato un po' una testa calda e questo faceva preoccupare Stefano, ma Evelina con i suoi modi persuasivi riuscì a tranquillizzarlo.
Andrea faceva parte di una famiglia che da sempre era conosciuta come la famiglia dei socialisti. Tutte brave persone che comunque erano ben inserite nel paese, i figli facevano i chierichetti e le mogli pulivano la chiesa il venerdì mattina. Andrea aveva piacere che Evelina l'accompagnasse nel suo viaggio settimanale il venerdì: ai posti di blocco davano meno nell'occhio e ormai conoscevano Evelina e i suoi viaggi a Trieste. Evelina portava a riparare le sue scarpe con la zeppa a Gianni molto più spesso di prima, diceva che ora che le strade erano più dissestate si rovinavano di più. Addirittura iniziò a portare con sé anche un paio di ricambio per non usurarle troppo.




I viaggi a Trieste cominciarono a diradarsi, era più difficile spostarsi causa bombardamenti. Evelina non si scoraggiò. Trovò comunque il modo di far arrivare a Trieste le sue scarpe non senza forte preoccupazione e batticuore. Non doveva darlo a vedere, altrimenti Stefano non le avrebbe più permesso di farlo perché troppo pericoloso.
Le critiche delle sorelle si sprecavano, con tutto quello che succedeva lei pensava alle sue scarpe! Eppure Evelina non faceva mancare nulla né a Giulia né a Stefano.



EVELINA 4 Puntata


Molti in paese consideravano Andrea codardo: da alcuni per non essere al fronte e da altri per non essere da socialista tra i nuclei di partigiani. Andrea li lasciava dire. Sapeva che al paese avevano bisogno di lui e non voleva grane con nessuno, teneva famiglia.






Evelina pensava alla sua amica ebrea, Miriam, chissà se in Germania aveva freddo, fame o se invece stava bene. Avrebbe voluto comunicare con lei, avere sue notizie ma era tutto così difficile. Verso la fine della guerra anche i rapporti con alcune famiglie cominciarono ad inasprirsi. Evelina con la sua riservatezza cercava di rimanere con tutti in buoni rapporti. Pregava molto, e molte volte portava in chiesa con sé anche Giulia. Che rivoluzione possono fare le donne? Come possono cambiare le cose? Quello che si sentiva di fare era pregare. Forse come sfogo alle sue ansie o forse come speranza che le cose potessero cambiare in meglio affidandosi al Cielo vista l’affidabilità degli uomini… 

EVELINA 5 Puntata


Tutto questo tumulto di emozioni e di situazioni ebbe il suo culmine con la fine della guerra con tutta una serie  di recriminazioni, di accuse reciproche di collaborazionismo con il nemico. Sembrava quasi che il giorno dopo la fine della guerra, chi vince ha sempre ragione e chi perde ha sempre torto, in paese in realtà nessuno fosse mai stato fascista, e che quei pochi che ancora ci credevano dovessero pagare per la nazione intera. Evelina a queste cose ci pensava, ma non le diceva sarebbe passata lei per “collaborazionista”, nostalgica.
In realtà a Evelina nella sua onestà intellettuale piaceva dire le cose come stanno e come erano effettivamente state. Capiva anche che era il tempo della riconciliazione anche tra le famiglie del paese che avevano avuto dei morti sia da una parte che dall’altra della barricata. Sosteneva che la forza della preghiera alla Madonna avrebbe fatto il miracolo ed è per questo che a pregare portava con sé anche Giulia.




La sua famiglia e quella delle sue sorelle furono oggetto di screzi e qualche sgarbo anche due anni dopo la fine della guerra. Sua figlia Giulia quasi in età di marito, ebbe a criticare aspramente Evelina per il suo comportamento poco incisivo e poco combattivo.
Giulia aveva ereditato il carattere di suo padre, focoso. A differenza di Evelina Giulia si faceva notare, i tempi erano cambiati ed era possibile ora votare per eleggere i rappresentanti in Parlamento, da lì a poco avrebbe votato anche lei.
Sentiva la responsabilità di questa scelta e si dava da fare per fare propaganda politica. In questa sua attività civica conobbe il suo futuro marito. Evelina non ribatté mai alle accuse di apatia mosse dalla figlia e da suo marito.




EVELINA 6 Puntata


Evelina riprese i suoi pellegrinaggi al Santuario di Santa Maria Maggiore a Trieste dai Gesuiti. Suo marito Stefano continuò il suo lavoro alle poste.
Giulia e suo marito accompagnarono Evelina al Santuario qualche anno dopo per il funerale di un gesuita a cui era molto legata. Conobbero Gianni, il calzolaio ormai piegato dagli anni e sua moglie.
Il celebrante della messa funebre, don Enrico, promise loro che la volta successiva gli avrebbe fatto visitare i sotterranei, a Evelina brillarono gli occhi come se tornasse ai ricordi passati. Andarono al bar dove Evelina si fermava a prendere un cordiale prima di fare ritorno a casa. La gestione del bar era cambiata, era stato messo a nuovo, i vecchi proprietari si trasferirono in Australia.





L’anno successivo Evelina convinse anche suo marito Stefano ad andare con lei al santuario. Questa volta però non indossava più scarpe con la zeppa ma semplici ballerine, avrebbero visitato anche i sotterranei. Evelina era emozionata e si sentiva di voler condividere quell’emozione con colui che rese possibile anche in tempi difficili, quelli della guerra, i suoi pellegrinaggi. In fondo anche lui, Stefano, anche se indirettamente aveva fatto la storia, la sua storia, della sua famiglia e di molte altre famiglie. Per questo Evelina lo amava così tanto. Poteva ora condividere con lui una parte dei suoi ricordi più intimi, personali che non ebbe mai a confidare a nessuno. La visita ai sotterranei si concluse poi con la cena in un agriturismo poco lontano, lei Stefano e suo genero. Sua figlia Giulia non se la sentiva, era al terzo mese di gravidanza e tra un vomitino e l’altro preferiva stare distesa in divano. Giulia non comprese mai fino in fondo sua madre, forse i tempi erano cambiati e le mentalità e i comportamenti obsoleti faticavano a integrarsi con il presente, forse era semplicemente una questione di carattere. Dalla volta della visita ai sotterranei Stefano prese a frequentare nel periodo estivo il litorale di Trieste per le vacanze di famiglia. A Evelina fece piacere in fondo Trieste era una sua seconda casa, ci era affezionata. 

EVELINA 7 Puntata



Evelina provò a fare ricerche in Germania per ricontattare la sua amica Miriam, ma pianse per due giorni dal dispiacere avendo saputo del suo tragico destino. Si rammaricò di non aver potuto far nulla per lei, proprio lei.
Stefano una volta in pensione, decise che l’aria di Trieste era buona anche tutto l’anno, così si trasferirono definitivamente lì. Giulia il marito e il bambino, Nicola, andavano volentieri a trovarli, Evelina e Stefano avevano comprato casa con giardino e potevano godere di un discreto panorama del lungomare.
Quando venne a mancare Evelina, pare un infarto nel sonno, Stefano andò a vivere con Giulia e fecero il trasloco.



Era maggio, e già faceva caldo, Giulia in soffitta stava cercando di imballare in modo ordinato le cose di sua madre. In un baule impolverato, c’era un paio di scarpe con la zeppa di sua madre, consumate e con la soletta un po’ imbarcata sul tallone. Le accarezzò con tenerezza, fece per riporle a terra quando sentì dei rumori metallici che provenivano da dentro la zeppa, scosse la scarpa e notò che era come se ci fosse qualcosa dentro. Sollevò delicatamente la soletta, non voleva rovinare il sandalo, ne estrasse un piccolo cilindro, voltò il sandalo per vedere se ci fosse qualcos’altro, ne uscì un pezzetto di carta strappato e ingiallito dal tempo sul quale si leggevano parti di nomi scritti in bella scrittura, era di sua madre. Erano parti di cognomi che aveva già sentito quand’era piccola, nomi di paesani chiacchierati perché socialisti, ebrei.



Passò per la mente di Giulia tutta la vita di sua madre in un lampo: gli amici di famiglia ebrei emigrati in Germania, così si credeva, i viaggi a Trieste al Santuario con i sotterranei, Andrea il camionista e il calzolaio Gianni.

EVELINA - FINE

Cominciava a capire Giulia, alla fine sua madre le aveva detto tutto, ora sapeva, c’erano molti modi di combattere, di resistere, sua madre l’aveva fatto a modo suo: salvando vite. Evelina odiava profondamente la guerra ma per fare quello che aveva fatto, non poteva dirlo apertamente. Molti non li conosceva, ne finita la guerra, ha cercato la gloria per quello che in coscienza pensava fosse giusto fare, e lo ha fatto. Non ne parlò mai nemmeno con Stefano suo marito, anche se da uomo intelligente, pensò Giulia, poteva intuire quello che stesse facendo Evelina, e che glielo lasciasse fare come forma di compensazione rispetto a ciò che doveva fare lui con il suo contegno pubblico conforme all’ordine di allora, fascista. Era una brava persona suo padre e aveva sempre protetto sua madre sia dalle dicerie di paese sia nei suoi viaggi a Trieste anche quando il pericolo era tangibile facendola sorvegliare a distanza. Ci teneva a lei e forse teneva anche a quello che stava facendo.




Giulia avrebbe voluto parlarne con suo padre dirgli di quanto fosse orgogliosa dei suoi genitori. Avrebbe voluto dirlo a suo marito e a suo figlio, di che stampo era nonna Evelina. Conoscendo sua madre capace che abbia salvato anche qualche tedesco in fuga.
Diceva sempre: io vedo davanti a me una persona, posso arrabbiarmi, ma come posso uccidere? Aveva avuto una mamma rivoluzionaria, più dei rivoluzionari combattenti: aveva usato la rivoluzione del cuore. L’eredità di Evelina a Giulia.


Ne rispettò la riservatezza, da quel momento sembrò avesse la luce negli occhi, era contenta di sé, del suo passato, capì l’insegnamento di sua madre. Conservò gelosamente i sandali con la zeppa di sua madre, e pensò che se ne sarebbe fatta fare un paio su misura, quel giorno chiamò Michele il nipote di Gianni. 



mercoledì 12 giugno 2013

L'ATTIMO FUGGENTE





Ve lo ricordate?
Film bellissimo!

Ho scoperto per caso
navigando in internet

l'esistenza dei Parchi Letterari.
Luoghi che hanno ispirato

poeti e scrittori.
Ora li possiamo "vivere"

ripercorrendo emozioni, sensazioni
declamando i versi e le letture

delle loro opere
alla maniera 

della Setta dei Poeti Estinti
anche noi diventiamo protagonisti.



Gli eventi letterari si potrebbero organizzare volendo alla maniera delle "Invasioni Digitali".


Siti consigliati:

Parchi Letterari


martedì 7 maggio 2013

LE FORME DEL BIANCO



Bianco morbido
Bianco spirito
Bianco spazio

Bianco materia
Bianco creativo
Bianco luce.






























venerdì 3 maggio 2013

IL POETA CANTANTE



Quando la poesia incontra la musica
Quando i poeti comprendono i bambini e parlano d'amore
Quando la dolcezza entra nella nostra vita.

Non importa quanto famoso sei
Non importa quanto ti osannano
L'importante è esprimere la tua arte.


Quando per strada incroci sorrisi
Quando le note e le parole sono nell'aria
Quando entra il sole in un giorno di pioggia.


Porto con me ricordi sorridenti
La più bella eredità di un artista
Emozioni nel cuore e nell'anima.

di Maria Vittoria Meneghini








Dedicato a tutti gli artisti che ci fanno sorridere, sospirare, sognare, indignare.


Sergio Endrigo di cui ho un tenero ricordo da bambina.




La casa

cantata da Sergio Endrigo 
autori: Vinicius de Moraes - Sergio Bardotti - Sergio Endrigo
Era una casa molto carina
senza soffitto, senza cucina;
non si poteva entrarci dentro
perché non c'era il pavimento.
Non si poteva andare a letto
in quella casa non c'era il tetto;
non si poteva far la pipì
perché non c'era vasino lì.
Ma era bella, bella davvero
in Via dei Matti numero zero;
ma era bella, bella davvero
in Via dei Matti numero zero.




https://www.youtube.com/watch?v=lDCELCR34EU versione cantata 




giovedì 2 maggio 2013

I LIMONI



 di Eugenio Montale


Ascoltami, i poeti laureati
si muovono soltanto fra le piante
dai nomi poco usati: bossi ligustri o acanti.
Io, per me, amo le strade che riescono agli erbosi
fossi dove in pozzanghere
mezzo seccate agguantano i ragazzi
qualche sparuta anguilla:
le viuzze che seguono i ciglioni,
discendono tra i ciuffi delle canne
e mettono negli orti, tra gli alberi dei limoni.

Meglio se le gazzarre degli uccelli
si spengono inghiottite dall'azzurro:
più chiaro si ascolta il susurro
dei rami amici nell'aria che quasi non si muove,
e i sensi di quest'odore
che non sa staccarsi da terra
e piove in petto una dolcezza inquieta.
Qui delle divertite passioni
per miracolo tace la guerra,
qui tocca anche a noi poveri la nostra parte di ricchezza
ed è l'odore dei limoni.

Vedi, in questi silenzi in cui le cose
s'abbandonano e sembrano vicine
a tradire il loro ultimo segreto,
talora ci si aspetta
di scoprire uno sbaglio di Natura,
il punto morto del mondo, l'anello che non tiene,
il filo da disbrogliare che finalmente ci metta
nel mezzo di una verità
Lo sguardo fruga d'intorno,
la mente indaga accorda disunisce
nel profumo che dilaga
quando il giorno più languisce.
Sono i silenzi in cui si vede
in ogni ombra umana che si allontana
qualche disturbata Divinità

Ma l'illusione manca e ci riporta il tempo
nelle città rumorose dove l'azzurro si mostra
soltanto a pezzi, in alto, tra le cimase.
La pioggia stanca la terra, di poi; s'affolta
il tedio dell'inverno sulle case,
la luce si fa avara - amara l'anima.
Quando un giorno da un malchiuso portone
tra gli alberi di una corte
ci si mostrano i gialli dei limoni;
e il gelo del cuore si sfa,
e in petto ci scrosciano
le loro canzoni
le trombe d'oro della solarità.








Le piante di limoni di mia nonna sono di famiglia.
Quando guardo dalla veranda mi ricordo di lei.








http://www.youtube.com/watch?v=-GU_wBB8vDM recitata da Nando Gazzolo

POESIA HAIKU

Visto il successo di SPRING TIME ho deciso di approfondire l'argomento in questo post parlando "a pillole" della cultura giapponese.
Anche poesia e pittura celebrano da secoli il fiore di ciliegio. Ecco due bellissimi haiku scritti il primo dal poeta e scrittore Yosa Buson (1715-1783) e il secondo dal poeta Taigi (1709-1771).


Cadono i fiori di ciliegio
sugli specchi d'acqua della risaia:
stelle, al chiarore di una notte senza luna






Cose avvolte nel buio,
ciliegi in fiore di notte:
la porta del tempio.



Gli Haiku, come è noto, sono brevissimi componimenti poetici, senza titolo, che condensano in pochi, essenziali versi un' episodio che ha suscitato in chi scrive un' improvvisa illuminazione. Si caratterizzano quindi per la sintesi, per la sua apparente semplicità , per il gusto raffinato e sapiente nella scelta delle parole e per una profonda capacità evocativa.
  
Dal XVIII secolo il genere haiku acquisisce dignità letteraria . La condizione alla base di questo tipo di poesia è la convinzione dell'inadeguatezza del linguaggio rispetto al compito di testimoniare la verità.

C'è molta cultura Zen alla base della poesia Haiku, il cui intento è quello di far tornare il linguaggio alla sua essenza pura, ovvero alla sua nudità.

Alla primavera e a un' aggraziata figura femminile è dedicato un Tanka composto nel VI secolo da Otomo Yakamochi.
Il tanka è un altro genere di componimento poetico giapponese, più antico, ma sempre contraddistinto dalla brevità dei testi .


 



Primaverile
di folti l'orto odora
fiori di pesco -
una fanciulla sosta
nell'ombra rosea dolce.

domenica 21 aprile 2013

NEL GIARDINO SPUNTANO LE ROSE





L'aria profuma di sereno
libere volano le rondini 
nel giardino spuntano le rose.


In orizzonti infiniti mi immagino vagare
il pensiero è leggero guardo giù
nel giardino sbocciano le rose.

Non sento stanchezza né fame né sete

la mente continua il suo viaggio
nel giardino profumano le rose.

Una voce mi chiama, rispondo

nel cielo volano le rondini
qualcuno ha colto una rosa per me. 

Maria Vittoria Meneghini